Rezzato, arrestato
un trafficante
di uccelli

di Paolo Baldi
Nidi di tordo rubati e trovati nelle mani degli uccellatori
Nidi di tordo rubati e trovati nelle mani degli uccellatori
Nidi di tordo rubati e trovati nelle mani degli uccellatori
Nidi di tordo rubati e trovati nelle mani degli uccellatori

Nel bagagliaio della sua auto fermata lungo la Tangenziale Sud c’era un carico prezioso e delicato: 353 giovanissimi esemplari di tordo bottaccio e di cesena sicuramente rubati direttamente dai nidi in Trentino o in Alto Adige e destinati, dopo l’inanellamento che li avrebbe «trasformati» in soggetti nati in cattività, a fruttare decine di migliaia di euro con la vendita ai capannisti. Fin qui niente di nuovo: il colossale traffico illegale di avifauna che vede il Bresciano al centro non è una novità. Solo che il trafficante, che stavolta è stato arrestato - anche se per una sola notte - non era un uccellatore clandestino qualsiasi, ma un professionista che ha nel commercio di uccelli il proprio lavoro: è il collaboratore di un rivenditore. È finito (brevemente) agli arresti domiciliari perchè recidivo, denunciato una prima volta nel 2002 dall’allora forestale, e nel gennaio di quest’anno dai carabinieri forestale. Gli è andata male anche domenica notte, quando M.T., un 35enne residente a Botticino, stava tornando a casa col suo carico recuperato in provincia di Treviso. I carabinieri forestali della stazione di Vobarno e del Nucleo investigativo ambientale agroalimentare e forestale del Gruppo di Brescia lo hanno fermato all’altezza di Rezzato, e quando lo hanno fatto scendere dal sedile di guida il bresciano ha subito alzato bandiera bianca. A bordo del veicolo c’erano decine di piccole scatole di cartone all’interno delle quali, già molto stressati per il lungo viaggio, come certificato da un veterinario dell’Ats che è stato chiamato per un primo esame degli animali, c’erano pullus di circa una settimana appartenenti alle due specie di turdidi, entrambe richiestissime da chi pratica la caccia da capanno alla selvaggina migratoria.

 

CHE FINE avrebbero fatto? Tra qualche tempo, raggiunto un certo livello di sviluppo, i pulcini di tordo quasi adulti, appartenenti a una specie in cui non esiste dimorfismo (mentre nella cesena esiste qualche lieve differenza tra maschi e femmine) sarebbero stati sottoposti alla pratica del «sessaggio» per separare i maschi, di interesse commerciale perché cantano, dalle femmine destinate probabilmente alla tavola. Il test del Dna, anche se praticabile, non è economico, e i trafficanti continuano semplicemente ad aprire con una lametta il ventre degli animali per individuarne le gonadi, per poi «richiudere» la ferita (non è uno scherzo) usando colla ad alto potenziale. Infine la parte più interessante per gli uccellatori: un esemplare da richiamo vale sul mercato dai 50 euro in su; fino ad alcune centinaia se canta bene. Per cui l’ipotesi di 50 mila euro di guadagno fatta dai carabinieri forestale per lo stock sequestrato è assolutamente attendibile.

 

DEFINITO il quadro torniamo all’operazione. Il 35enne di Botticino è finito ai domiciliari su disposizione del pm di turno Francesco Milanesi per il furto e la ricettazione dei pulcini, ma anche, dicevamo, in considerazione dei suoi precedenti. Dopo la prima denuncia per reati venatori collezionata nel 2002, nei mesi scorsi i carabinieri forestali di Vobarno hanno perquisito la sua abitazione su richiesta della procura della Repubblica di Trento, evidentemente sempre nell’ambito di indagini sul saccheggio dei nidi, trovando decine e decine di esemplari vivi e morti di origine illegale, trappole da uccellagione e munizioni da caccia non denunciate. Ieri mattina, mentre i pulcini venivano trasferiti nel Centro per il recupero della fauna selvatica di Valpredina (Bergamo), un giudice convalidava l’arresto scarcerando il ladro di tordi; che presto dovrà affrontare il processo.

Suggerimenti