Rezzato soffocato dalle polveri sotto accusa le cave del marmo

di Luca Reboldi
La centralina per la rilevazione dell’inquinamento a RezzatoTroppe polveri nell’aria, non è solo il traffico sotto accusa
La centralina per la rilevazione dell’inquinamento a RezzatoTroppe polveri nell’aria, non è solo il traffico sotto accusa
La centralina per la rilevazione dell’inquinamento a RezzatoTroppe polveri nell’aria, non è solo il traffico sotto accusa
La centralina per la rilevazione dell’inquinamento a RezzatoTroppe polveri nell’aria, non è solo il traffico sotto accusa

L’aria rezzatese è ancora una volta nell’occhio del ciclone. A ricordare ai bresciani il triste primato della cittadina dell’hinterland, 13.500 abitanti, nella classifica degli agglomerati urbani più inquinati d’Italia ci ha pensato nei giorni scorsi l’indagine dell’Ispra. Uno studio discusso che ha messo sul banco degli imputati le concentrazioni di Pm10 registrate dalla centralina di Rezzato, facendo però uscire dai gangheri l’amministrazione comunale di Brescia, scaraventata al primo posto delle città più inquinate d’Italia. CHE A REZZATO l’aria non sia delle migliori è un fatto noto da tempo. Qui si convive da anni con alte concentrazioni di Pm10: nel solo 2018 la centralina di Rezzato ha già registrato 94 giorni di superamento dei limiti di legge, ben oltre il massimo di 35 giorni ammesso dalla normativa europea. I motivi di questa anomalia, però, sono tutt’altro che sconosciuti. Innanzitutto partendo dalla collocazione dell’impianto di rilevazione. Posta nelle vicinanze del plesso scolastico di Virle, la stazione di rilevamento fu lì posizionata all’inizio degli anni ’90 per monitorare le emissioni prodotte dal vicino stabilimento Italcementi e dall’attività di escavazione del marmo nella valle di Virle. A ciò si aggiunge che non lontano dalla centralina scorrono i flussi del traffico di due strade statali e di ben tre strade tangenziali che riversano in Tangenziale Sud tutti i veicoli provenienti da Valsabbia, Alto e Basso Garda. A chiudere il cerchio è, infine, la trafficata autostrada A4, anch’essa posta nel raggio di rilevazione della centralina. Un mix letale che, specie nei mesi invernali, produce concentrazioni di Pm10 degne di una metropoli. Un quadro drammatico, anche a fronte dell’ammodernamento di Italcementi che ha comportato una riduzione del 75% delle emissioni prodotte dallo stabilimento. Lo scorso anno, quindi, il Comune ha commissionato ad Arpa uno studio approfondito per analizzare la composizione chimica del Pm10 rezzatese. I risultati sono stati esposti durante un incontro pubblico. «Data l’alta presenza di carbonato di calcio, lo studio ha evidenziato che il surplus di Pm10 rispetto alle altre centraline è dovuto verosimilmente alle cave di marmo. La quantità base di Pm10 è analoga come quantità e fonti per tutte le centraline bresciane, ma noi abbiamo anche questo problema aggiuntivo» ammette l’assessore alle Cave Giorgio Gallina, il quale ha poi provveduto a convocare un tavolo tecnico in Provincia per affrontare il tema. «Abbiamo sollecitato la Provincia ad intervenire sulla questione delle autorizzazioni all’escavazione. L’attuale autorizzazione delle cave prevede l'obbligo di realizzare uno speciale fornello che ridurrebbe di molto le emissioni di polvere, pur senza indicare scadenze temporali» ricorda Gallina, che aggiunge: «Negli anni siamo poi intervenuti anche su altri fronti, sia aderendo ai protocolli regionali sull’aria sia vietando lo spargimento nei campi di gessi di defecazione, i quali sono fonti di ammoniaca e quindi di Pm10 secondario». •

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