«Risarcimento
sulla Castella?
Garda Uno non ha alcun titolo»

di Cinzia Reboni
Una delle manifestazioni di protesta contro la discarica CastellaL’ex assessore all’Ecologia di Rezzato ripercorre il caso Castella
Una delle manifestazioni di protesta contro la discarica CastellaL’ex assessore all’Ecologia di Rezzato ripercorre il caso Castella
Una delle manifestazioni di protesta contro la discarica CastellaL’ex assessore all’Ecologia di Rezzato ripercorre il caso Castella
Una delle manifestazioni di protesta contro la discarica CastellaL’ex assessore all’Ecologia di Rezzato ripercorre il caso Castella

Alla vigilia del vertice degli amministratori protagonisti della battaglia legale che ha affossato la discarica - convocato oggi per mettere a punto la «linea di difesa» -, la richiesta di risarcimento record di 47 milioni avanzata da Garda Uno nei confronti del Comune di Rezzato continua ad alimentare roventi polemiche. Se l’utility di Padenghe ritiene di essere stata penalizzata per la mancata realizzazione della Castella 2 e chiede un risarcimento per «lucro cessante», ovvero i mancati guadagni garantiti dallo smaltimento di 905 mila metri cubi di rifiuti, facendo leva su una presunta «dichiarazione di intenti» del 2007, dagli archivi spuntano documenti che potrebbero demolire l’azione legale. «Sono almeno tre le anomalie che dimostrano come questo “ricatto“ non abbia alcun fondamento - sottolinea Marco Apostoli, al tempo assessore all’Ecologia di Rezzato ed oggi consigliere provinciale -. Innanzitutto il presunto “accordo“ di cui parla Garda Uno, in realtà non esiste. Quella dell’aprile 2007 era una mera dichiarazione di intenti, mai controfirmata dalle due parti. Garda Uno aveva espresso l’esigenza dei Comuni gardesani di smaltire i residui delle isole ecologiche. Alla nostra richiesta di produrre i codici Cer, ci era stato presentato un elenco con più di 500 voci di rifiuti. Da un’analisi condotta da un nostro consulente, emerse che molto probabilmente non si trattava soltanto di risolvere il problema delle isole ecologiche dei cittadini del Garda, ma c’era ben altro». Nella dichiarazione di intenti che il sindaco Enrico Danesi, sentito il parere della Giunta, aveva inviato all’allora presidente dell’utility, «si chiedeva a Garda Uno di presentare tutta la documentazione per ottenere autorizzazioni e permessi necessari per dare corso al progetto, che fosse garantito il controllo pubblico in ogni fase dell’iniziativa e che, qualora venisse costituita una società per la gestione della discarica, la stessa fosse una newco interamente a capitale pubblico, che nell’eventuale consiglio di amministrazione uno dei componenti potesse essere indicato, a garanzia, dal Comune di Rezzato, e la possibilità di diventare soci di Garda Uno». Tra le richieste avanzate, c’era anche la realizzazione di un impianto fotovoltaico. A QUESTA LETTERA Garda Uno «non ha mai risposto - spiega Apostoli -. E dal momento che 18 mesi dopo nessuna procedura era stata avviata, il sindaco Danesi, il 7 ottobre 2008, alla vigilia delle elezioni, aveva scritto all’utility che non riteneva corretto impegnare i futuri amministratori e considerava decaduta la dichiarazione di intenti sottoscritta». Poi il silenzio, fino al luglio 2011, quando Garda Uno deposita la richiesta per l’apertura della discarica Castella 1 che incassa il parere negativo di tutti. «Il maxi risarcimento chiesto da Garda Uno si ricollega alla bocciatura del Consiglio di Stato, nell’agosto 2020, del progetto della Castella 2 - spiega Apostoli -. Ma la “dichiarazione di intenti“, se del caso, riguarda la prima discarica. Sulla seconda istanza del 2017 non è mai stato preso alcun impegno. Come si può far valere un presunto diritto su due progetti diversi? Senza contare che, relativamente alla prima discarica - che oltre all’opposizione del Comune aveva incassato il parere negativo di tutti gli enti, Ats e Arpa in testa -, dopo aver perso il ricorso al Tar, Garda Uno aveva ritirato l’appello al Consiglio di Stato». Terza anomalia: «la società che aveva proposto la prima discarica - vale a dire la Castella srl, che fa capo a Garda Uno e RMB, soggetto privato - non è la stessa della Castella 2, che nel 2017 ha presentato il secondo progetto attraverso Garda Uno, soggetto completamente pubblico. Può dunque una società diversa far valere una dichiarazione di intenti riferita ad un’altra azienda?». Garda Uno ha rincarato la dose presentando la richiesta di Via per un’altra discarica - la fotocopia della Castella 2, già ritenuta dai giudici incompatibile con la situazione ambientale -, sulla quale sono già insorti gli amministratori della Loggia e i Comuni dell’hinterland. •

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