Un cavalcata nella storia segnata dalla guerra

di M.GIA.
Una fotografia del 1859
Una fotografia del 1859
Una fotografia del 1859
Una fotografia del 1859

Villa in epoca risorgimentale, ospedale da campo, sede del comando tedesco nella seconda guerra mondiale, distaccamento del ministero degli Esteri, museo storico, cantina vinicola: il Palazzo Treponti è stato - ed è - tutto questo e molto di più. Sorto già prima del XV secolo come rocca di dazio e di difesa per la sua posizione strategica alle porte della città di Brescia, nei secoli si è reso protagonista di numerose metamorfosi tra abbandoni, restyling e ricostruzioni. Austriaci, funzionari italiani, militari tedeschi, medici e infermieri ne fecero, nel tempo, il proprio quartier generale. Qualcosa di emotivamente forte ne rimane traccia ancora oggi. Più nascosto in confronto alle sale adibite a «casa-museo» dell’omonima battaglia di Treponti e di Solferino e San Martino, o rispetto all’ala riservata alle botti del vino Torreggiani. Il piano inferiore racconta, senza fronzoli e con pochi ma chiari suppellettili un pezzo di storia da pelle d’oca. TRA QUELLE spesse mura i soldati delle SS tenevano prigionieri uomini, donne e anche bambini. Rimangono ancora tracce delle catene utilizzate per impedir loro la fuga, per rendere ancora più dura la prigionia. Un buco, in una delle celle, veniva utilizzata come latrina. Un libro, per i più piccoli, in tedesco: la lingua che dovevano imparare a parlare. Una piccola stanza veniva utilizzata come rifugio antiaereo: è lì che sono stati ritrovati molte oggetti appartenuti ai soldati. Un’area che merita di essere riscoperta, valorizzata e esplorata.

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