I «cacciatori» di aerei trovano i rottami di un bombardiere

di Luciano Scarpetta
Uno dei ricercatori trentini mostra  un pezzo di metallo dell’aereo rinvenuto insieme e a tantissimi altri
Uno dei ricercatori trentini mostra un pezzo di metallo dell’aereo rinvenuto insieme e a tantissimi altri
Uno dei ricercatori trentini mostra  un pezzo di metallo dell’aereo rinvenuto insieme e a tantissimi altri
Uno dei ricercatori trentini mostra un pezzo di metallo dell’aereo rinvenuto insieme e a tantissimi altri

È passato appena un anno dal ritrovamento dei resti dello Junkers Ju88, aereo nazista caduto sui monti di Tremosine-Tremalzo e al confine con la Provincia di Trento, che ora spunta il «crash point» di un altro aereo precipitato durante la seconda guerra mondiale. Stavolta si tratta di un bombardiere Vickers Wellington della Royal Air Force (150° Squadrone a Regina - Foggia) schiantatosi sui monti di Bagolino nella notte tra il 17 e 18 settembre 1944. Resti del velivolo sono stati ritrovati sabato scorso in località Bromino a Bagolino da Giacomo Zanetti, ricercatore trentino appassionato di storia locale. «Con gli amici di Storo, Dario Zontini, Francesco Bologni e Massimo Parolari si stava indagando su dei possibili aviatori inglesi tenuti nascosti per sfuggire alle milizie tedesche, nelle miniere di Darzo durante il secondo conflitto mondiale. Mai ci saremmo aspettati di imbatterci in un bombardiere della RAF con cinque uomini a bordo, tutti deceduti nel tremendo impatto». Come sempre accade in ricerche del genere, da cosa nasce cosa e grazie ad alcune note documentali sull’aereo si cercano mappe e indizi facendo leva soprattutto sulle testimonianze della gente del posto. Giacomo Melzani, un cacciatore locale, è la persona giusta: dice che tante volte ha sentito raccontare da suo padre e dagli anziani la storia di quel bombardiere inglese caduto sui suoi monti, sul quel «dos dell’aeroplano» dove per tanti anni non è cresciuta vegetazione. «Sono luoghi che lui conosce come le sue tasche e ci porta a colpo sicuro - prosegue nel racconto Zanetti -. Sul posto, a vista, appaiono le prime lamiere arrugginite e vari blocchi metallici fusi dall’incendio scaturito nel tremendo impatto. Come si posa il metal detector al terreno, questi suona all’impazzata. In poche ore abbiamo raccolto tanti pezzi interessanti che faremo identificare agli amici dell’associazione Archeologi dell’Aria di Copparo, Ferrara. Grazie a loro siamo risaliti in un attimo ai bombardieri dispersi in zona quel determinato giorno: ci sono due Vickers Wellington non tornati alle base dopo un bombardamento su Brescia. Uno risulta caduto nella Pianura Padana, l’altro invece è un Wellington B Mk X LP730 ai comandi del pilota John Russell, navigatore era il sergente Idris Williams, mitragliere Ernest Haigh, bombardiere Bernard Fagan e marconista Harold Oswald Hollis». Conferme giungono da una missiva inviata due giorni dopo lo schianto dalla brigata partigiana locale Monte Suello al Comando della divisione Fiamme Verdi Tito Speri che riporta: «La sera di domenica 17 settembre 1944 verso le 22, in coincidenza del bombardamento di Brescia, un apparecchio transitante sulla Valle del Caffaro, presumibilmente per la scarsa visibilità dovuta alla bassa nebbia, urtava contro la montagna e si incendiava». Sembra siano stati i paesani di Bagolino a dare sepoltura ai cinque aviatori poco lontano dal luogo d’impatto. «A guerra finita - chiosa Zanetti - una delegazione inglese ha provveduto alla loro riesumazione traslando le salme al cimitero militare dei caduti del Commonwealth di Padova dove tutt’oggi riposano».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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