I sapori esclusivi
«made in Bs» tentano
la grande distribuzione

di Cinzia Reboni
Anche il Salame cotto di Quinzano si è meritato l’etichetta Pat
Anche il Salame cotto di Quinzano si è meritato l’etichetta Pat
Anche il Salame cotto di Quinzano si è meritato l’etichetta Pat
Anche il Salame cotto di Quinzano si è meritato l’etichetta Pat

Per tanti, ma non per tutti. Fino ad oggi le specialità del paniere di eccellenze agroalimentari «made in Brescia» che si pregiano del marchio di qualità Pat erano custodite nei santuari dei locali tipici, dove le ricette vengono tramandate di generazione in generazione dai ristoratori, o nelle rassegne con un forte radicamento nella tradizione. L’estasi di sapori era insomma un privilegio per gli abitanti delle zone di produzione e per i gastronauti irriducibili. ORA, SENZA PERDERE la propria peculiarità di nicchia alla base del successo, le produzioni certificate troveranno una propria vetrina limitata e tutelata nella grande distribuzione. L’iniziativa è inserita nel progetto di marketing promosso dalla Regione, che ha recentemente ampliato di 13 i Prodotti agroalimentari tradizionali (Pat). PER LA PROVINCIA di Brescia, tra i nuovi entrati figurano la Tinca al forno con polenta di Clusane d'Iseo, il Manzo all'olio di Rovato, il Salame cotto di Quinzano, il Casoncello di Barbariga e i Canunsei de Sant'Antone di Castelcovati. La lista regionale aggiornata comprende 264 prodotti, raggruppati in 11 diverse categorie, le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura sono consolidate nel tempo da almeno un quarto di secolo e sono praticate in modo omogeneo e secondo regole tradizionali. Ventisei provengono dalla nostra provincia. «La Lombardia e in particolare il territorio bresciano, vanta un patrimonio agroalimentare di caratura altissima - osserva l’assessore regionale all’Alimentazione e Agricoltura Fabio Rolfi. Vogliamo valorizzare davvero questi prodotti, che spesso sono di nicchia ma che sono di alta qualità, rappresentano un territorio e contribuiscono al mantenimento della nostra tradizione contadina e alimentare». Ogni prodotto «è la sintesi della storia e della cultura di realtà locali e contribuisce a stimolare l'aggregazione e il senso di appartenenza a un luogo», continua Rolfi. Il riconoscimento dei prodotti agroalimentari tradizionali ha un ruolo fondamentale nell'affermazione delle identità delle comunità rurali. L'inserimento nell'elenco permette di salvaguardare la tradizione dei processi produttivi, di preservare una sapienza spesso secolare e di produrre specialità difficilmente replicabili altrove, mantenendo il legame con il territorio e con le comunità locali che, nei secoli, le hanno generate. «COMUNI E OPERATORI ci hanno chiesto di valorizzare questi prodotti. Per questo abbiamo introdotto per i produttori la facoltà di specificare, nell’etichettatura del prodotto, l’appartenenza all’elenco dei prodotti tradizionali di Regione Lombardia - continua Rolfi -. Siamo già in contatto con alcune catene della grande distribuzione. Nei prossimi mesi faremo accordi per realizzare nei supermercati lombardi corner dedicati ai nostri prodotti tipici». Dei 264 Pat lombardi, 13 riguardano tutta la regione, 27 sono comuni a diverse province, 11 sono di Varese, 42 di Sondrio, 39 di Pavia, 28 di Mantova, 3 di Milano, 1 di Lodi, 8 di Lecco, 19 di Cremona, 12 di Como, 26 di Brescia e 26 di Bergamo. La nostra provincia condivide con quella di Bergamo altre tre specialità: si tratta dei formaggi Casolet, Fiuri' o fiurit e Robiola. •

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