Allarme cinghiali.
La «zona rossa»
è il loro paradiso

di Alessandro Romele
I danni dei cinghiali su prati e colture hanno un costo sempre più altoCon lo stop alla caccia e al contenimento si moltiplicano i danniGianmario Picchi, caposquadra
I danni dei cinghiali su prati e colture hanno un costo sempre più altoCon lo stop alla caccia e al contenimento si moltiplicano i danniGianmario Picchi, caposquadra
I danni dei cinghiali su prati e colture hanno un costo sempre più altoCon lo stop alla caccia e al contenimento si moltiplicano i danniGianmario Picchi, caposquadra
I danni dei cinghiali su prati e colture hanno un costo sempre più altoCon lo stop alla caccia e al contenimento si moltiplicano i danniGianmario Picchi, caposquadra

Polemiche e danni: la chiusura dell'attività venatoria in Lombardia, secondo molti, non porta altro. Polemiche, per i cacciatori che non possono praticare la propria passione, e danni, a causa del solito problema della presenza dei cinghiali, che senza qualcuno che li tenga a bada, sono liberi di scorrazzare tra boschi, prati e campi coltivati. La tesi sembra scontrarsi con le ricerche scientifiche che hanno confermato come aumentando la quota di capi abbattuti, le colonie di cinghiali diventano più numerose. MA SULLE colline del Sebino, dove gli animali selvatici si stanno avvicinando alle abitazioni, non c’è studio che tenga. «Un intervento di ripristino del terreno – spiega Egidio Fettolini che ha visto devastato da un branco il suo campo di 300 metri quadrati dietro casa, a Fraine - ha un costo di almeno 300 euro. Chi ripaga questo sforzo? Di sicuro non i politici che dicono di amare la montagna e non fanno nulla per darle una mano a rinascere. Non è giusto che chi si impegna a mantenerla, come me e la mia famiglia, non sia tutelato in nessun modo». I CINGHIALI si avvicinano sempre di più ai borghi montani: «La situazione è insostenibile - continua Fettolini - qui ci vivono diverse persone, ci sono gli animali. Ci stanno costringendo ad andarcene dalla montagna che amiamo e rispettiamo». Gli agricoltori chiedono una risposta da parte della politica. Gli unici cacciatori qualificati del Comprensorio C5, comprendente le montagne alle spalle di Sale Marasino, Marone, Zone e Pisogne, facenti parte della Squadra Cinghialai Almana Z5 S1, sono fermi come tutti i colleghi: la loro presenza però, sarebbe necessaria proprio per evitare questo tipo di problemi. «Novembre - chiarisce Gianmario Picchi, il caposquadra - solitamente è un mese di piena attività contenitiva: non potere organizzare le battute provocherà un impatto importante sull'aumento numerico della specie. Abbiamo notato che i cinghiali sono tornati a colonizzare i territori dove da anni non si facevano più vedere: significa che l'area a disposizione non basta più. Servono perciò interventi urgenti di contenimento, altrimenti i problemi aumenteranno». A breve la Regione Lombardia potrebbe dare delle risposte certe: nel frattempo però, i campi e i boschi continueranno ad essere devastati e i possidenti a non essere rimborsati dei danni subiti. •

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