Anfibi, le Gev
in campo dal
Guglielmo al lago

di Giuseppe Zani
La posa delle reti di risalita per rane, rospi e tritoni in uno dei bacini d’accumulo del monte Guglielmo
La posa delle reti di risalita per rane, rospi e tritoni in uno dei bacini d’accumulo del monte Guglielmo
La posa delle reti di risalita per rane, rospi e tritoni in uno dei bacini d’accumulo del monte Guglielmo
La posa delle reti di risalita per rane, rospi e tritoni in uno dei bacini d’accumulo del monte Guglielmo

Non c’è solo la popolazione residuale di rospi comuni che fa la spola tra monte Alto e lago, a Clusane, al centro dell’attenzione del servizio di vigilanza ecologica della Comunità montana del Sebino bresciano. Anche gli anfibi che sfruttano le pozze d’accumulo artificiali presenti sul monte Guglielmo sono al centro del lavoro delle guardie ecologiche volontarie. Succede da anni, ma quest’anno si è lavorato su scala ancora più ampia, anche col supporto dell’erpetologo bresciano Rolando Bennati; quello che lo scorso anno aveva denunciato una forte moria causata da un quello che potremmo definire un probema di agibilità delle vasche. In questi ultimi tempi le Gev coordinate da Giuseppe Nalli hanno terminato di posare reti da cantiere e teli ombreggianti sulle pareti laterali di tutte le vasche d’accumulo dell’acqua piovana usata per abbeverare il bestiame: nelle malghe Aguina, Agolo, Palmarusso di Sopra e di Sotto, Guglielmo di Sopra e di Sotto. Lo scopo? «In questo modo adulti e giovani appena metamorfosati di rana temporaria, rospo comune e tritone crestato non resteranno più intrappolati come prima in questi bacini artificiali, che usano per riprodursi, potendo risalire lungo i bordi lisci di plastica aggrappandosi appunto alle reti a maglie piccole e ai tessuti di diverso intreccio che abbiamo posato - racconta Nalli -. Anche in tutti gli abbeveratoi del Guglielmo, che sono alimentati da quelle vasche di accumulo, abbiamo realizzato piccoli scivoli che consentono agli anfibi di entrare e uscire senza problemi». I soldi per comprare i materiali utilizzati li ha messi a disposizione il Comune di Zone, proprietario delle malghe citate e delle adiacenti pozze artificiali, ma è indubbio che si deve al lavoro volontario delle Gev se la sopravvivenza degli anfibi è stata garantita. A denunciarne la moria era stato nel giugno 2018 appunto Bennati. Lo stesso che aveva scoperto il tritone crestato in una pozza della malga Palmarusso di Sopra, a 1.870 metri di quota. Un ritrovamento eccezionale, dato che questa specie non si spinge normalmente al di sopra della fascia arborea. Il suo allarme è stato raccolto dalle Gev. Le quali sono intervenute anche quest’anno per aiutare anche i rospi comuni che per riprodursi nel lago attraversano la strada provinciale sul confine tra Clusane e Paratico.

 

«LA CAMPAGNA è durata 62 giorni, dal 18 febbraio al 3 maggio - precisa Nalli -. Stavolta, purtroppo, a parte il salvataggio di 452 rane, i rospi intercettati durante la migrazione sono calati del 50% rispetto al 2018: allora sono stati 2.621, quest’anno 1301. Difficile stabilirne le cause. Di sicuro un’influenza l’hanno avuta i lavori, avviati il primo aprile, della rotonda d’accesso al villaggio turistico Costa verde. Fossero partiti un mese dopo probabilmente avremmo avuto un risultato diverso». Ai due capi della rotonda sono stati interrati due tubi del diametro di 80 centimetri che consentono ai rospi di raggiungere il lago in sicurezza. «Non significa che nel 2020 non ci saremo - conclude Nalli -. La presenza dell’uomo serve. Quella di Clusane è l’unica colonia di Bufo bufo rimasta sulla sponda bresciana del Sebino».

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