LA SPEDIZIONE

Brescia cerca in Kirghizistan la mela più vecchia del mondo: 60 milioni di anni

Si dice che a mangiarne una al giorno toglie il medico di torno. Biblicamente è il frutto dell’immortalità. Risale al Neolitico e in Italia ne esistono 2000 varietà. La mela per l’Università di Brescia, l’associazione Orti Botanici di Ome e Nagasaki-Brescia Kaki Tree for Europe-Ets «racchiude nel suo Dna una conoscenza inestimabile, che va messa a servizio della scienza e dell’umanità».

La pianta primigenia di melo da cui si attingerebbe questa grande conoscenza si trova però in Kirghizistan, nel cuore delle foreste più antiche dell’Asia centrale, avrebbe 60 milioni di anni, il suo nome scientifico è «Malus Sieversii». Attraverso lo studio del suo Dna scienziati, botanici e ricercatori potrebbero rintracciare varietà con caratteristiche di incredibile resilienza, che possono rivelarsi importanti sia per la tutela della biodiversità che per l’agricoltura, e pure in campo medico e terapeutico.

L'itinerario della spedizione scientifica bresciana in Kirghizistan (clic sopra per ingrandire)
L'itinerario della spedizione scientifica bresciana in Kirghizistan (clic sopra per ingrandire)

Per tutti questi motivi, il 13 agosto partirà da Ome una spedizione scientifica dal nome «Eden Forever» dal nome biblico» di due settimane composta da una decina di persone, tra botanici, documentaristi, ed esperti esploratori, percorrerà chilometri di steppa, prateria, foresta, deserto e catene montuose ad alta quota per recuperare «i semi della resilienza», rarissimi e preziosi. I viaggiatori attraverseranno 2000 km di strade impervie, a piedi e a bordo di due Jeep per gli spostamenti più lunghi, un viaggio di una ventina di giorni, con il supporto dell’University of Knau a Bishkek. L’intento è quello di trovare il maggior numero di varietà della pianta originale.

Rientrati dal viaggio, i semi verranno posti all’interno degli Orti botanici di Ome dove è già stato pianificato nel dettaglio il loro retaggio, che come hanno sottolineato gli studiosi responsabili, «non sarà per niente facile». Dal nome impegnativo «Eden Forever», il progetto nell’ambito scientifico a quanto sembra è internazionalmente unico nel suo genere. Fortemente voluto dal professore Antonio De Matola botanico e ricercatore di Ome, che da anni si adopera per la realizzazione degli orti botanici che contengono un’eredità scientifica inestimabile. In località «Paradiso», gli Orti proprio per le proprietà intrinseche che li caratterizza, sono stati messi a disposizione tramite convenzione dell’Università di Brescia. Che da quest’anno li ha inseriti tra le attività di laboratorio per gli studenti del corso di farmacia.

«Questa ulteriore iniziativa – ha commentato Alberto Vanoglio il sindaco di Ome - avrà importanti ricadute per la comunità scientifica. De Matola e i suoi collaboratori daranno ancora una volta un grande contributo alla ricerca e arricchiranno di nuovi tesori gli Orti botanici, vera perla del nostro territorio. Siamo onorati di collaborare con l'Università degli Studi di Brescia, segno che la direzione presa è quella giusta». Tra i sostenitori del progetto anche la Fondazione Cogeme. «Senza il professor De Matola, - ha spiegato Eugenia Giulia Grechi, direttrice scientifica del Festival Carta della Terra - non avremmo mai potuto prendere consapevolezza di quanto la sostenibilità debba passare innanzitutto da una reale presa di coscienza». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti