Buona la prima:
partenza di slancio
per la vendemmia

di Mario Leombruno
La prima uva vendemmiata ieri mattina nei vigneti di CoccaglioL’azienda non ha avuto problemi a reperire la manodoperaLe casse per la raccolta raggiungono i filari del vigneto
La prima uva vendemmiata ieri mattina nei vigneti di CoccaglioL’azienda non ha avuto problemi a reperire la manodoperaLe casse per la raccolta raggiungono i filari del vigneto
La prima uva vendemmiata ieri mattina nei vigneti di CoccaglioL’azienda non ha avuto problemi a reperire la manodoperaLe casse per la raccolta raggiungono i filari del vigneto
La prima uva vendemmiata ieri mattina nei vigneti di CoccaglioL’azienda non ha avuto problemi a reperire la manodoperaLe casse per la raccolta raggiungono i filari del vigneto

La prima uva delle vendemmia 2020 è caduta ieri mattina nei cesti dell’azienda agricola Faccoli Franciacorta di Coccaglio, un maturo Pinot nero che sarà seguito nei prossimi giorni da Chardonnay e Pinot bianco. La vendemmia della Faccoli, che ha i suoi vigneti tutti raccolti in un unico corpo alle pendici del Montorfano, rappresenta tradizionalmente l’avvio della stagione in Italia. «IL MONTORFANO è la zona un po’ più precoce della Franciacorta, e quindi vendemmiamo per primi - racconta il titolare Claudio Faccoli- è il monte che ci protegge, rompe i fronti temporaleschi attenuandone la forza. I franciacortini non amano molto questa zona perché è più calda, ma per chi produce vini è l’ideale, non la cambierei per nulla al mondo». «Oltre alla classica fermentazione nelle botti, il metodo Franciacorta prevede fermentazioni successive in bottiglia. Ecco perché la vendemmia è anticipata rispetto ad altri vini - spiega Simone Frusca, responsabile vitivinicolo di Coldiretti - man mano che l’uva matura cresce il tasso di zucchero e diminuiscono gli acidi che servono invece per dare freschezza a questi spumanti e per conservare il prodotto, quindi per dare una vita molto più lunga rispetto ad altre tipologie di vino». Quest’anno tiene banco anche il tema della forte componente di manodopera di immigrati generalmente impiegata per questi lavori. «Le norme per la tutela della salute hanno impedito a molti lavoratori stagionali stranieri di arrivare in Italia - ha ricordato Simone Frusca, responsabile vitivinicolo di Coldiretti Brescia -. L’assunzione tradizionale di personale è burocraticamente ed economicamente troppo onerosa per le aziende agricole. La possibilità, a oggi non prevista, di utilizzare dei voucher finalizzati all’assunzione di alcune categorie di persone e validi solo per specifici periodi dell’anno, renderebbe tutto molto più semplice. Riguardo al Covid suggeriamo ambulatori territoriali dedicati ai lavoratori stagionali. Su questi temi ci piacerebbe un coordinamento forte tra le istituzioni coinvolte, perché questa non è una battaglia di parte, ma un interesse economico e di salute pubblica per l’intera nazione». •

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