IL CASO. Scatta il ricorso dopo l’allontanamento delle strutture galleggianti dalle Torbiere

Capanni,
cacciatori
all’attacco

Giuseppe Zani


Il silenzio imposto alle doppiette di lago nel bel mezzo della stagione venatoria non è piaciuto nemmeno a Emma Soncini, presidente dell’ente gestore delle Torbiere sebine. «Io non ho né colpa né pena, ho seguito la procedura dettatami dalla Regione - dice la Soncini, come a declinare ogni responsabilità -. Capisco lo stato d’animo dei cacciatori, ma non avevo alternative». Lo stato d’animo dei cacciatori è un misto di frustrazione, rabbia, voglia di rivalsa. Tramite la Federcaccia hanno già presentato ricorso. «Ci sentiamo presi per i fondelli - spiega il clusanese Giuseppe Bosio, pescatore di professione e cacciatore di lago da sempre -. La nostra passione ci costa un occhio, ma almeno avere la certezza di essere lasciati in pace. Abbiamo pagato sia la licenza per cacciare dal 1° ottobre al 30 gennaio, sia l’assicurazione obbligatoria, sia i diritti demaniali per installare il capanno galleggiante dove da anni ci è concesso di posizionarlo e, proprio a novembre, quando le migrazione degli uccelli acquatici è al culmine, ci viene imposto di fermarci. Eravamo convinti di essere a posto sino al 2023. E invece, di nuovo polemiche».
Emma Soncini ripercorre l’iter che ha portato alla drastica decisione. La Via (Valutazione impatto ambientale) del 2014, commissionata dai cacciatori, si articolava in due parti, una per gli appostamenti di terra, l’altra per quelli di lago, e aveva dato esito favorevole alla caccia. Nel marzo scorso la Regione ha imposto che si facesse una nuova Via, questa volta complessiva, per terra e lago. I cacciatori si sono rifiutati di farsene carico, sostenendo che la Via del 2014 è valida sino al 2023. A questo punto la Regione ha incaricato della nuova indagine l’ente gestore delle Torbiere sebine, il quale ha affidato l’incombenza al Gruppo ricerche avifauna. La verità, si usa dire, è una cosa relativa. Stavolta il verdetto della Via ha certificato che «c’è una sicura incidenza negativa»: la caccia potrà essere praticata a 1.000 metri dal confine delle lamette a lago perché il cono disegnato dalla rotte migratorie degli uccelli di passo ha il suo vertice quasi in mezzo al lago, a 1.000 metri dalle lamette, appunto. L’ente gestore delle Torbiere non ha potuto esimersi dal trasmettere la nuova Via alla struttura Agricoltura, foreste, caccia e pesca dell’Ufficio territoriale regionale di Brescia, che a sua volta ha imposto l’alt ai cacciatori, avviando la procedura di revoca dell’autorizzazione al capanno.
«Mi dispiace molto che la conclusione dell’iter tracciato dalla Regione sia caduta proprio a metà stagione venatoria - ribadisce Emma Soncini - ma, presa tra due fuochi, da una parte la Lac (Lega abolizione caccia), dall’altra la Federcaccia, non ho potuto far altro che portare a termine il percorso indicatomi».

 

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