Ciclabili e cemento, nell’ex Rio inizia la battaglia degli aironi

di Paolo Baldi
La passerella in costruzione nel parco dei taxodi di Paratico
La passerella in costruzione nel parco dei taxodi di Paratico
La passerella in costruzione nel parco dei taxodi di Paratico
La passerella in costruzione nel parco dei taxodi di Paratico

Piste ciclabili e passerelle sono proprio necessarie per «valorizzare» la natura? E un nuovo insediamento residenziale previsto a ridosso di un pezzo del Parco dell’Oglio non è un esempio di cattiva gestione del suolo? Ambientalisti e ricercatori sono di questa opinione, e hanno unito le forze per cercare di fermare la scomparsa dell’ennesimo angolo selvaggio che si vuole «normalizzare» (sta già succedendo) con cemento e mountain bike. Capita a Paratico, e il problema, sollevato dal Gruppo giovani ambientalisti di Paratico (Ggap) e da Mauro Fasola, docente del dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia, è quello della sopravvivenza di una importante colonia nidificante di aironi cenerini (Ardea cinerea), che tecnicamente si chiama garzaia, alle prese con la «valorizzazione» ciclistica di quello che tutti qui conoscono come il parco dei taxodi: una piccola foresta dal sapore esotico creata dall’amministrazione comunale alla fine dell’Ottocento. NEI GIORNI scorsi, il Ggap ha inviato a Parco dell’Oglio Nord, Comune, Regione e Provincia un dossier che ricostruisce le vicende urbanistiche di questo bosco di cipressi calvi della Virginia (Taxodium distichum) compreso nell’area privata ex Rio che a partire dal 2002, secondo le ricerche guidate da Fasola, che è anche coordinatore del Gruppo garzaie italia, è diventato proprio grazie al suo relativo isolamento una colonia monospecifica di airone cenerino nella quale si sono contati fino a 83 nidi. È successo nel 2016; poi, già l’anno successivo, per effetto dei cantieri aperti nelle immediatamente vicinanze e per l’abbattimenti di alcuni alberi, i nidi sono scesi a 73. Le conseguenze delle nuove costruzioni sulla fauna selvatica sono insomma già evidenti; così come le violazione della Convenzione di Berna che protegge e vieta il disturbo e l’alterazione dei siti di nidificazione come le garzaie. E la situazione è prevedibilmente destinata a peggiorare, perché senza dimenticare i nuovi insediamenti residenziali a ridosso dell’area per ora solo sulla carta, il Piano particolareggiato ex Rio varato dal Comune prevede la già citata valorizzazione del parco taxodi «con scelte che ne esaltino la funzione collettiva e lo rendano pienamente fruibile alla popolazione di Paratico e ai turisti, con lo scopo di farlo diventare un polo attrattivo di interesse pubblico di rilevanza sovraccomunale». LA TRADUZIONE è un percorso ciclopedonale tra gli alberi («che costeggiando la linea ferroviaria arrivi fino alla località Caslane», dice il Piano) e una passerella di servizio, con la seconda che è già in fase realizzativa. E gli aironi? Non pervenuti. Il Piano non fa minimamente cenno alla presenza nel sito della terza garzaia del Bresciano in ordine di importanza per via delle sue dimensioni e ovviamente neppure agli obblighi previsti dalla Convenzione di Berna ratificata dall’Italia nel 1981. Oltre a ricordare la necessità di rispettare senza deroghe le leggi e le convenzioni fatte proprie dal nostro Paese, Fasola ricorda l’importante ruolo dell’airone cenerino come predatore di specie alloctone dannosissime e decisamente molto presenti nel basso Sebino; come il pesce siluro (Silurus glanis) e il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), mentre i giovani del Ggap, attraverso Lorenzo Poli chiedono tra le altre cose che «venga convocato al più presto un Tavolo delle aree regionali protette grazie al quale le associazioni animaliste e ambientaliste attive nel basso Sebino possano esprimere le proprie perplessità riguardo alle edificazioni in programma a Paratico», e che naturalmente si dia subito un segnale di legalità «applicando nella loro interezza le prescrizioni della Convenzione di Berna». •

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