il caso

Franciacorta, richieste boom per il vino ma le cantine sono vuote

di Claudio Andrizzi
Sempre più aziende impossibilitate a far fronte alle esigenze del mercato a causa dei fenomeni atmosferici che hanno ricadute forti sulle vendemmie
La Franciacorta è sempre più costretta a fare i conti con le problematiche del clima e le ricadute produttive
La Franciacorta è sempre più costretta a fare i conti con le problematiche del clima e le ricadute produttive
La Franciacorta è sempre più costretta a fare i conti con le problematiche del clima e le ricadute produttive
La Franciacorta è sempre più costretta a fare i conti con le problematiche del clima e le ricadute produttive

Da una parte la domanda in costante crescita nonostante la difficile congiuntura: +14,3% a volume, +14,47% a valore nel primo semestre 2022, con rimbalzo sull'export del 20,7%. Dall'altra una produzione che fatica a tenere testa alle richieste. Potremmo definirlo il «paradosso Franciacorta»: le bollicine made in Bs stanno vivendo il loro momento di massimo splendore, ma in diversi casi le cantine sono vuote, i vini già esauriti e l'unica opzione rimane frenare gli ordini e contingentare le scorte.

La siccità influisce sui vigneti

Una situazione che trova riscontro soprattutto nei problemi climatici, con ricadute su varie vendemmie. L'anno zero, da questo punto di vista, è stato il 2017, quando la gelata tardiva di ottobre ha «bruciato» almeno il 50% del raccolto, di poco sopra i 119 mila quintali. Se il 2018 è stato un anno di ripresa (297 mila quintali), nel '19 un nuovo «tracollo» a 197 mila quintali.

Alla ripresa del 2020 (280.086 quintali) ha fatto seguito un poco generoso 2021 (216.015). E il 2022? «Purtroppo c'è tanta delusione - spiega il presidente del Consorzio Silvano Brescianini -. Di uva ce n'era in abbondanza, ma la siccità e le temperature di un'estate bollente hanno dato un nuovo colpo di grazia alle rese: secondo le prime stime potrebbero essere inferiori anche del 25%».

Insetti, siccità e gelate: le annate difficili per il Franciacorta

Facile quindi prevedere nuovi ammanchi fra 3 anni, quando usciranno i prodotti del tiraggio 2022. «Purtroppo ormai ogni anno siamo vittime di fenomeni che non si erano mai registrati in egual misura o entità - aggiunge Brescianini -. Il 2013 è ricordato per l'attacco di Drosophila Suzuki, insetto che colpisce l'uva in fase di maturazione, l'estate del 2014 è stata tra le più fredde e piovose degli ultimi decenni, quella del 2015 caldissima, nel 2016 è stato il turno della peronospora. Nel 2017 abbiamo perso metà produzione per la gelata, che abbiamo avuto anche l'anno scorso seppur meno pesante insieme ad una violenta grandinata. Fino al grosso problema della siccità di quest'anno. Problematiche con le quali, purtroppo, dovremo imparare a convivere».

In crescita la richiesta di bollicine

Il tutto mentre il trend di gradimento del Franciacorta non di ferma. «Abbiamo senza dubbio beneficiato, tra il 2021 e 2022, di un periodo favorevole e raccogliendo i frutti di un lungo lavoro di promozione attraverso il quale il Franciacorta è diventato a tutti gli effetti una categoria. Anche all'estero, dove quest'anno potrebbe arrivare ad una quota del 15%. Comprensibile la frustrazione di produttori che non riescono a soddisfare le richieste, ma non sarebbe molto peggio se la domanda fosse in calo e le cantine piene? - riflette Brescianini -. Per altro con le minacce di recessione non possiamo escludere che il vento cominci a cambiare».

Aumentare i vigneti non è la via: si spera in annate abbondanti

Quali i margini per aumentare i volumi? «Sul territorio esistono aree da trasformare in potenziali vigneti - conclude Brescianini -. Di fatto già stiamo crescendo in modo molto controllato, mettendo in campo contromisure come consorzio e come aziende: ma sinceramente non credo che riusciremo ad andare oltre i 3.500 ettari di vigna dagli attuali tremila. Di una cosa avremmo bisogno: di annate non dico abbondanti, ma perlomeno normali».. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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