I battelli del Tamigi per salvare dalla lenta agonia il lago di Iseo

di Giuseppe Zani
Uno dei battelli speciali dispiegati  sul Tamigi per ossigenare i fondali inquinati del fiume
Uno dei battelli speciali dispiegati sul Tamigi per ossigenare i fondali inquinati del fiume
Uno dei battelli speciali dispiegati  sul Tamigi per ossigenare i fondali inquinati del fiume
Uno dei battelli speciali dispiegati sul Tamigi per ossigenare i fondali inquinati del fiume

Giuseppe Zani Sotto i 100 metri, l’ossigeno sparisce e la vita progressivamente si spegne, nel lago d’Iseo. Perché non insufflarlo, l’ossigeno, in profondità, in modo da ripristinarvi le condizioni che favoriscono la vita? È la domanda che si è posto Renato Bianchi, imprenditore che abita a Lovere e ha a cuore il futuro del Sebino. Una risposta Bianchi l’ha trovata. E l’ha messa nero su bianco in una proposta che, emblematicamente intitolata «Ossigenazione dell’Iseo», ha preso a circolare in riva al lago. LA LETTERATURA sullo stato di salute del Sebino e sulle cause che ne impediscono il rimescolamento è ormai molto vasta. Si sa che i cambiamenti climatici e la maggiore densità dell’acqua sul fondo, dovuta al precipitare di vari tipi di materiale organico, bloccano il ricircolo dell’intero bacino. A questo punto, però, non si può più perdere tempo. L’immissione di ossigeno nel Tamigi e in alcuni laghi del Nord America avviene da anni, ormai. Perché non farlo anche da noi? Il progetto ideato da Renato Bianchi prevede un primo intervento, affidato ad appositi natanti che spandano ossigeno fra i 100 e i 150 metri sotto la superficie del lago, e un secondo intervento, consistente nella posa di installazioni fisse più sofisticate e più invasive che insufflino aria in profondità. Si legge nella relazione di Bianchi: «Il mancato ricambio delle acque ha portato a un graduale e inesorabile impoverimento delle acque profonde - sotto i 100 metri di profondità - che hanno raggiunto e mantenuto la soglia dell’anossia, ossia ossigeno disciolto in acqua inferiore ai 4 milligrammi per litro, dalla metà degli anni ’90 in poi, salvo poche annate eccezionali». Per interrompere il circolo vizioso innescato dal riscaldamento globale del pianeta e dallo sversamento di inquinanti in acqua, Bianchi propone di insufflare ossigeno in profondità per mezzo di un natante appositamente equipaggiato, come attualmente si fa sul Tamigi con le imbarcazioni Thames Vitality e Thames Bubbler o, con altri natanti, su molti bacini del Nord America. L’obiettivo è di riportare l’ossigenazione a 8 milligrammi per litro tra i 100 e i 150 metri di profondità, favorendo, anche per le acque più superficiali, lo sviluppo di una maggiore biodiversità. Per questa operazione, che potrebbe durare dai due ai tre anni, è necessario acquistare 15.425 metri cubi di ossigeno liquido, spendendo 2,2 milioni di euro (motonave esclusa). LA SECONDA fase del progetto prevede l’installazione di strutture fisse di insufflaggio di ossigeno oppure di strutture che soffino aria in profondità in modo da innescare il ricircolo dell’acqua e quindi la sua naturale ossigenazione. «Il risanamento del lago- conclude Bianchi- non deve essere visto solo come un onere, ma come un investimento da fare per garantire un futuro a noi e alle generazioni che verranno». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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