Il Quintano non si fa più Ma resta l’inquinamento

L’ex fonderia del Quintano al confine con Palazzolo: stop alla riconversione in centro commerciale ma si blocca così anche la bonifica ambientale
L’ex fonderia del Quintano al confine con Palazzolo: stop alla riconversione in centro commerciale ma si blocca così anche la bonifica ambientale
L’ex fonderia del Quintano al confine con Palazzolo: stop alla riconversione in centro commerciale ma si blocca così anche la bonifica ambientale
L’ex fonderia del Quintano al confine con Palazzolo: stop alla riconversione in centro commerciale ma si blocca così anche la bonifica ambientale

Si dissolve il fantasma del contestato centro commerciale di Cividino, a ridosso dei confini di Palazzolo, ma sullo sfondo resta il rischio di inquinamento perché al momento non si più sa chi, quando e se potrà bonificare l’area dismessa, prima destinata a una riconversione che non si farà più. Il fallimento dell’immobiliare 2Z srl, proprietaria delle ex Fonderie del Quintano decretato a inizio mese dal tribunale di Brescia, potrebbe essere l’ultimo capitolo del progetto di sostituire la fonderia con un centro commerciale di 15 mila metri. Chiusa l’istruttoria per il recupero del 2001, il progetto di trasformare l’enorme complesso ai confini con Palazzolo, presentato dall’amministrazione di Castelli Calepio nel luglio 2004, aveva provocato l’immediata contestazione di commercianti, residenti della frazione, dei palazzolesi residenti a Mura e di ambientalisti. Manifestazioni di protesta, ricorsi al Tar, provocarono il cambio di amministrazione a Castelli Calepio, che nel 2009 approvò il progetto provocando prima il ricorso a Tar e poi al Consiglio di Stato dell’amministrazione di Palazzolo. Accolto il ricorso, la vicenda sembrava finita ma, nel 2013 il Consiglio ribaltò la sentenza, osservando che il progetto prevedeva 14.990 metri di aree vendita, e, rispettando il limite di 15mila, non richiedeva la Valutazione di impatto ambientale. Nel frattempo era iniziata la demolizione della fonderia ed era partita la bonifica, condizione necessaria per procedere a qualsiasi edificazione da parte della proprietà, che puntava sulla ricostruzione per rilanciare l’attività. Il Comune bergamasco che aveva puntato sugli oneri derivanti dalla costruzione del centro per costruire la tangenziale per togliere il traffico dalla frazione di Tagliuno, progetto approvato nel 2009, si trova ora anche il problema di incassare gli arretrati dell’Imu, necessari per il bilancio, avendo rifiutato quest’estate di accettare la proposta dell’immobiliare di saldare gli arretrati Imu dal 2009 al 2022 con una cifra forfettaria di 1.270 mila euro. Alcuni commercialisti, considerando i problemi dell’area ritengono che non sarà facile venderla in tempi rapidi. «Un fallimento di questo genere e di questa entità - ha spiegato un esperto - richiede almeno cinque o sei anni per trovare un acquirente, tanto più che il fallimento ferma i lavori di bonifica, prioritari per valorizzare l’area». Stando ai dati pubblicati sul sito del Comune, la proprietà oltre ad avere un debito Imu di 1,9 milioni di euro, non ha completato la bonifica del sito. È questo aspetto, la bonifica ambientale dell’area dismessa, a preoccupare i dirimpettai di Palazzolo; chi la completerà? L’amministrazione di Palazzolo, che in questi anni ha seguito costantemente la vicenda, ha scelto di non commentare. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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