Quasi dieci anni di attesa, ma finalmente il mercato immobiliare ha supplito alle vicende giudiziarie della cava di prestito di via Rudiano a Chiari. L'impianto, del gruppo Bregoli, era stato attivato nel 2004, finito poi nel polverone delle vicissitudini societarie del gruppo: oggetto di vendita fallimentare, non era mai stato recuperato, così che a Chiari resisteva una enorme ferita, non ripristinata al piano campagna. Lunedì è cominciata la seconda fase del progetto di recupero ambientale dell’Ambito Territoriale Estrattivo Ate13, ovvero quella del riempimento della ex cava con terre e rocce da scavo. Infatti, nelle scorse settimane la società Franciacorta Scavi - convenzionata con il Comune per l’esecuzione dell’opera - ha provveduto sia alla rimozione dei rifiuti e al relativo smaltimento in siti idonei e autorizzati, sia alle analisi di verifica dell’assenza di inquinanti sul fondo degli scavi, oltre al ripristino delle scarpate dove necessario. Questa prima fase ha anche accertato l'assenza di contaminazione: infatti, le analisi a fondo scavo hanno confermato che non ci sono sostanze inquinanti, perciò non si è reso necessario avviare una fase di bonifica. Quindi, con il sito in ordine e sgombro da materiali e rifiuti, è partita la fase due, che permetterà il recupero a fini agricoli di una vasta porzione di territorio. Ciò si inserisce all’interno delle direttive dell’Amministrazione comunale, che ha optato per la salvaguardia e il recupero dell’esistente, contro il consumo di suolo e l’inquinamento, e a favore della salute pubblica. Soddisfatta l’assessore alla salute Lucia Baresi: «Siamo felici di questo ripristino del nostro territorio già notevolmente segnato da infrastrutture di servizio». •