La frana finirà dentro una gabbia. Il lago d’Iseo respira

Da Regione Lombardia un milione e mezzo di euro per mettere a punto un piano di sicurezza
In una simulazione al computer il movimento della frana
In una simulazione al computer il movimento della frana
In una simulazione al computer il movimento della frana
In una simulazione al computer il movimento della frana

Tra legittima preoccupazione ed eccessivi allarmismi, la frana del Monte Saresano ha tenuto in ostaggio l’estate turistica sul lago d’Iseo. Il rischio di uno tsunami provocato dalla cascata di detriti destinata a innalzare il livello delle acque ha finito con il rovinare l’immagine internazionale della riviera. L’onda anomala avrebbe potuto investire Iseo, Montisola e Marone. Ma gli esperti hanno smentito l’ipotesi. La massa di rocce pericolanti che sovrastano Tavernola Bergamasca è comunque un problema. Che la Regione prova a risolvere con uno stanziamento di 1,5 milioni di euro destinati alla stesura del progetto della messa in sicurezza del fronte franoso che sarà ultimato a novembre del prossimo anno. La partita sarà gestita dall’Autorità di bacino del lago d’Iseo. Il varo dei fondi è stato annunciato dall’assessore regionale al Territorio Pietro Foroni in occasione del vertice con tutti gli enti coinvolti dall’emergenza. Nell’occasione sono stati presentati i risultati dello studio commissionato da Regione per definire le cause del movimento franoso, gli interventi di mitigazione del rischio con una prima stima dei costi e la tenuta del fronte. Per mitigare il rischio di smottamenti saranno applicati dei tiranti nel terreno a una profondità tale da superare la superficie di scivolamento ed in superficie saranno raccordati tra di loro da una trave di collegamento. Questo intervento verrà ripetuto su quattro differenti livelli del versante su cui si sviluppa la frana. «Nei prossimi giorni – annuncia Foroni – verrà approvata in Giunta una delibera per sancire l’accordo con l’Autorità di bacino e sbloccare le risorse necessarie per procedere con la progettazione dell’intervento». Lo studio insomma non è stato fine a se stesso, «ma rappresenta uno strumento strategico in continua evoluzione per tenere sotto controllo la situazione - continua Foroni -. L’auspicio, ora, è che oltre ad hashtag e passerelle anche il Governo faccia la propria parte rispetto le proprie competenze, allo scopo di salvaguardare, in primis, l’incolumità degli abitanti».•. C.Reb.

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