La strada romana ritorna sotto il cemento

di Simona Duci
I resti antichi tornati alla luce vicino alla rotonda Bonomelli
I resti antichi tornati alla luce vicino alla rotonda Bonomelli
I resti antichi tornati alla luce vicino alla rotonda Bonomelli
I resti antichi tornati alla luce vicino alla rotonda Bonomelli

La strada romana ad Erbusco è tornata alla luce, ma c’è rimasta per pochissimo. Dopo quasi due mesi dal suo ritrovamento, avvenuto durante uno scavo per la nuova area Q8, ora ritorna nell’oblio, ricoperta e celata alla vista della sua comunità, sepolta da un plinto di 12 metri cubi di cemento. SULLA ROTONDA Bonomelli, la base per collocare la grande torre pubblicitaria, è già stata posata. I pavimenti romani, longobardi e medioevali resteranno quindi solo un ricordo, catalogato, studiato e poi eclissato. Qualcuno protesta: «Non si sono spostati nemmeno di un metro – ha commentato Marco Dotti, del comitato No Porte Franche 2 -. L'archeologia a quanto pare ai nostri amministratori interessa poco. Ora aspettiamo la nuova torre con il suo impatto visivo sul cono ottico verso la collina. Proprio quella stessa - è la nota polemica - che vorremmo salvare dalla cementificazione». Dopo alcune settimane di sospensione dei lavori, per gli appositi tavoli tecnici post scavo, la vela pubblicitaria del nuovo distributore di benzina, che dovrebbe essere alta 17 metri, sorgerà per l’appunto sopra le rovine antiche. Una normale procedura secondo gli addetti ai lavori, quando il valore dei reperti non è tale da giustificare investimenti onerosi per la conservazione e la valorizzazione: si studiano, si catalogano e poi si ricopre, nonostante il dissenso di molti cittadini. La Sovrintendenza conserva però naturalmente le planimetrie di tutto. Si scava esportando gli oggetti di maggior interesse per conservarli e studiarli in musei e depositi. Poi si rileva tutto il sito. Se ciò che viene trovato non è di particolare pregio o interesse si conserva in situ, ovvero, si ricopre tutto di terra, oppure si costruisce sopra, sempre tenendo conto di non procurare danno al bene archeologico. Questo iter viene svolto, perché esporre tutto ciò che si trova all'aria aperta significa condannarlo a sgretolarsi nel giro di qualche decennio. Vero anche, come ha fatto notare il comitato Nopf2, che «un palo in cemento di quella grandezza, degno di una periferia milanese, nel centro della Franciacorta, non è una scelta qualifica l’immagine del territorio». •

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