Le rose finanziano
la scuola
in Pakistan

di Giancarlo Chiari
La scuola ormai ultimata nella città di Gujrat in Pakistan
La scuola ormai ultimata nella città di Gujrat in Pakistan
La scuola ormai ultimata nella città di Gujrat in Pakistan
La scuola ormai ultimata nella città di Gujrat in Pakistan

Da pochi mesi papà del piccolo Minahil, Massoud Ahmad, 51 anni, cittadino italiano di origine pakistana, non ha mai dimenticato Gujrat, capoluogo dell’omonimo distretto del Punjab (circa 738 mila abitanti) nel nord del Pakistan da dove era partito 23 anni fa per cercare lavoro in Italia. MASSOUD, operaio in un’azienda bergamasca, residente a Capriolo con la moglie Munazza e il primogenito Oumar, 17 anni, spende il suo tempo libero nella vendita di rose nei ristoranti del basso lago per finanziare la costruzione di una scuola nel sobborgo natale. «Sono italiano, ho un buon lavoro e la fortuna per i miei figli di andare a scuola dove abitano. Questo non c’è in Pakistan: le scuole sono private e costano e la povera gente non può frequentarle. Ho avuto tanto dai miei genitori - racconta sorseggiando un caffè in un ristorante di Sarnico - per ricordarli ho voluto fare qualcosa per la città dove sono vissuto e nato, e dove sono tornato alcuni anni fa per farli conoscere a mio figlio Oumar, prima che morissero, mia mamma nel 2011 e mio padre nel 2012. Mio padre era una specie di capo, stimato e apprezzato da tutta la gente. Dopo la loro morte pensando a quanto mi hanno insegnato e che mi ha permesso di affrontare e superare ogni difficoltà ho deciso di costruire una scuola per tutti, in particolare per i poveri, nella città dove ho vissuto con loro prima di venire in Italia». MASSOUD, CHE TUTTI conoscono nei ristoranti di Paratico e Sarnico, da anni si è conquistato la simpatia degli esercenti e di chi si siede a tavola: discreto, mai insistente è un’istituzione nei fine settimana. Sempre con il sorriso sulle labbra, si avvicina con discrezione offrendo una rosa confezionata con cura e fresca, ringraziando chi acquista e chi declina l’offerta. «Bresciani e bergamaschi mi vogliono bene - spiega - e mi hanno permesso di trovare lavoro e di mantenerlo in amicizia con tutti. Quando ho imparato a vendere rose nei fine settimana, prima per la mia famiglia, ho capito anche che avrei potuto farlo per aiutare il mio Paese. In Pakistan 200 euro al mese sono uno stipendio ricco con cui prima ho aiutato i miei, poi dopo la loro morte, pensando alla fortuna di chi in Italia ha una scuola pubblica gratuita ho deciso che finanziare la costruzione della scuola che manca fosse il miglior modo di onorare la memoria della mia famiglia». E come ha fatto? «La terra su cui costruirla era quella di mio padre e quindi non c’erano problemi per l’acquisto». «Fatto il progetto, anno dopo anno con quanto guadagnavo offrendo le rose ho pagato i lavori del cantiere, adesso sono quasi finiti. L’edifico ha quattordici aule, 7 per piano più la direzione: tra pochi mesi la scuola sarà arredata e aperta per tutti, dai bambini agli adulti perché l’istruzione deve essere gratuita: penso che la gente penserà al pagamento degli insegnanti che entreranno: è un primo passo. Intanto continuerò a vendere rose e a sorridere perché se lo fai sei felice come adesso che nell’ospedale di Chiari è nata la mia Minahil». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti