Maltratta la moglie.
Condanna ridotta
in secondo grado

di PA.CI.
Botte e minacce erano continue
Botte e minacce erano continue
Botte e minacce erano continue
Botte e minacce erano continue

La Corte d’appello di Brescia ha riqualificato il reato da quello di stalking a quello di maltrattamenti in famiglia e così la pena da tre anni e mezzo di carcere inflitta dal giudice di primo grado è scesa a due anni e sette mesi di reclusione. Questo l’esito del processo di secondo grado nei confronti di un 43 enne di origine albanese finito alla sbarra con l’accusa di avere percosso per anni la moglie, una connazionale di trent’anni da cui ha avuto due figli. I MALTRATTAMENTI, stando al racconto della vittima, sarebbero avvenuti tra l’Albania, la provincia di Torino e Chiari, dove la donna si era rifugiata da parenti per sfuggire alla botte e alle minacce dell’ex marito. Nel corso del tempo, i primi episodi sarebbero avvenuti più di dieci anni fa quando la donna appena maggiorenne si era sposata con l’uomo, la trentenne per almeno sette volte avrebbe denunciato l’ex. Lui sarebbe arrivato anche a minacciarla di morte e nel 2017, già gravato dalla misura del divieto di avvicinamento alla donna, le avrebbe spedito la fotografia di due proiettili corredata dalle solite pesanti minacce. «Mi picchiava ogni settimana - aveva raccontato la donna nel corso del processo di primo grado - Succedeva almeno due volte alla settimana. In una occasione è arrivato a minacciarmi con un coltello». Nel 206 la trentenne era riuscita a scappare dal marito violento e dal Piemonte aveva raggiunto alcuni parenti a Chiari. Lì si era convinta a contattare l’associazione Casa delle Donne e denunciare quel che le era successo nel corso della relazione con il connazionale 43 enne. •

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