Mercato ad alta tensione tra «futures» e formaggi

Dice «tensione sui mercati» e uno pensa al Mibtel, al Nasdaq, ai futures o allo spread, ai Btp o al babau delle agenzie di rating tipo Standard & Poor’s, poco standard e molto «poor», per noi, sotto questi scuri chiari di luna. Le azioni e i titoli, l’orso e il toro, il rally e il rimbalzo, sfilze di segni e di numeri: nel discorso a cui ci hanno abituati, questa dovrebbe essere l’idea moderna di «mercati». Ma ci sono altri mercati, quelli da cui tutto ebbe inizio: quelli delle bancarelle ai crocevia e nelle piazze, dove famiglie di ambulanti arrivano infreddolite all’alba per vendere dal banco, ai passanti, scarpe o formaggio. Qui ieri mattina a Iseo si è capito cosa significa davvero «tensione sui mercati». Causa Covid e distanziamento, molti banchi sono stati spostati, ma gli ambulanti si sono arrabbiati per la nuova collocazione: Covid o non Covid, hanno detto protestando, per di qui non ci passa anima viva.

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