LA TESTIMONIANZA

«Mia nipote ora è in salvo. Prego per i figli al fronte»

di Simona Duci
La piccola Emilia ora è in salvo a GorzoneNatali, Emilia, Angela, Gabriele e Olessia, sorridenti nella foto di famiglia
La piccola Emilia ora è in salvo a GorzoneNatali, Emilia, Angela, Gabriele e Olessia, sorridenti nella foto di famiglia
La piccola Emilia ora è in salvo a GorzoneNatali, Emilia, Angela, Gabriele e Olessia, sorridenti nella foto di famiglia
La piccola Emilia ora è in salvo a GorzoneNatali, Emilia, Angela, Gabriele e Olessia, sorridenti nella foto di famiglia

«Sono partita vent’anni fa dall’Ucraina con mio marito, lasciando i miei figli molto piccoli, per lavorare in Italia e dare loro un futuro migliore. Poi due settimane fa è scoppiata la guerra. I sacrifici di una vita sembra che abbiano perso ogni significato». Con le lacrime agli occhi Natali, badante ucraina di 43 anni, si confessa. Lei e il marito vivono a Gorzone, frazione di Darfo Boario Terme, in Valcamonica. Una comunità che si è mossa fin dal principio per aiutarli in questo momento difficile. «Saperli in quell’inferno, mi spezza il cuore – commenta Natali pensando ai figli di 25 e 23 anni e al fratello rimasti in Ucraina -. I minuti passano come se fossero ore. Nell’attesa di quella benedetta chiamata o messaggio che mi rassicuri che sono ancora vivi». Uno dei figli di Natali, Misha, è sposato con Olessia e hanno una bimba di un anno e mezzo con cui hanno passato i primi giorni del conflitto vivendo in cantina, al freddo e senza elettricità.

«La sera risalivano nel loro appartamento al settimo piano – racconta Natali –. Hanno visto abbattere davanti ai loro occhi un aereo da combattimento con un missile. Spaventati, hanno raccolto quel che potevano e sono fuggiti dalla campagna di Ivano-Frankivs'k per raggiungere Roman (l’altro figlio di Natali), che si trovava alla casa di famiglia a Ternopoli». Per il fratello, 46 anni, che pure si chiama Roman, la scelta dell’arruolamento è stata immediata. Lavora in un’azienda a Kiev, e dopo i primi bombardamenti, è rimasto ferito. Insieme a lui anche i figli hanno scelto di restare per combattere. «Tutti e tre si sono arruolati volontariamente – spiega Natali - Si tanno battendo con dignità e coraggio per difendere la patria». La cosa più importante, per tutti, era però portare in salvo Olessia e la piccola Emilia.

«Qui nella via– spiega Natali – hanno saputo che stavo per partire e in tanti mi hanno aiutato, soprattutto i miei vicini, Angela e Gabriele. Abbiamo preparato l’auto portando cibo e vestiti da poter dare a chi avremmo trovato alla frontiera. Gabriele si è unito a me e mio marito nel viaggio. Abbiamo raggiunto la frontiera con l’Ungheria. Una volta arrivati, avremmo dovuto incontrarci con mia nuora, mia nipote e con altre tre mamme e 6 bambini, parenti di un amica». Alla frontiera Natali è riuscita a passare per andare incontro a Olessia che era sola, con la piccola. «Le temperature sono sotto zero – ha spiegato Natali - Dopo un’ora e mezza ho sentito la voce di Emilia. Urlava “Nonna nonna” e mi ha guidata da loro. Raggiunti mio marito e Gabriele, abbiamo trovato un furgone per le altre mamme e bambini che avevano raggiunto la Polonia». Ora Olessia e Emilia sono al sicuro a Gorzone, «Prima di tornare in Italia pensavo ai miei figli – ammette Natali -. Non so nemmeno se li rivedrò. Possiamo soltanto pregare». •.

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