Piano cave extra large Anche Rovato si ribella

Un rilievo aerofotogrammetrico della cava Bonfadina tra Rovato e Cazzago
Un rilievo aerofotogrammetrico della cava Bonfadina tra Rovato e Cazzago
Un rilievo aerofotogrammetrico della cava Bonfadina tra Rovato e Cazzago
Un rilievo aerofotogrammetrico della cava Bonfadina tra Rovato e Cazzago

La comunità di Rovato si mobilita contro il Piano cave della Provincia. Il documento, già sottoscritto da 138 persone, va ad aggiungersi al fitto dossier di osservazioni depositate in Broletto. «Tutti noi - scrivono i firmatari - condividiamo la necessità che un’attività di alto impatto ambientale come quella estrattiva debba essere sostenibile nelle modalità e nei volumi. Riteniamo ingiustificati i 2 milioni di metri cubi di nuova estrazione previsti nel bacino Ate9 della cava Bonfadina di Rovato-Cazzago, che vanno ad aggiungersi ai volumi di riserva, determinando il proseguimento dell'attività di prelievo sul nostro territorio per i prossimi quarant’anni. Molti di noi non vedranno nemmeno il recupero ambientale del sito, se mai ci sarà». I cittadini di Rovato ritengono inaccettabile che «si pensi di prolungare l'attività su un sito dove, oltre agli impianti di betonaggio, è stato autorizzato anche un grande impianto di recupero di rifiuti inerti. Questo tipo di materiale recuperato è del tutto analogo all’inerte vergine estratto dal sottosuolo e può essere tranquillamente utilizzato in alternativa, come dice anche il codice degli appalti. Per quale motivo allora, oltre a tali impianti, si vorrebbe consentire un’ulteriore mastodontica escavazione a soli 900 metri da una discarica di rifiuti speciali, la ex-Rovedil, che era partita come una cava negli anni ’90?». I firmatari auspicano che «la Provincia, a partire dalla prossima conferenza Vas convocata il 21 giugno, applichi i princìpi di economia circolare, preveda l'eliminazione della nuova volumetria sul bacino della Bonfadina e consenta solo l'estrazione di quanto già autorizzato e non cavato dal precedente Piano». La nuova programmazione dell’attività estrattiva prevede per i prossimi dieci anni 46,2 milioni di metri cubi di escavazione di sabbia e ghiaia, ai quali vanno aggiunti i 5,623 milioni di materiale proveniente da fonti alternative. In Franciacorta ha già preso posizione anche il Consorzio per la tutela del vino Docg, che rappresenta 118 aziende produttrici distribuite in un territorio di circa 250 chilometri quadrati e 18 Comuni, chiedendo al Broletto di tornare sui suoi passi, rivedendo il quantitativo concesso. Il Consorzio prende spunto proprio dal Ptra della Franciacorta che classifica le cave come «una criticità per la qualità del paesaggio locale». A fronte di tale lettura, il Consorzio ha chiesto espressamente alla Provincia che non siano concessi ampliamenti ai siti estrattivi attivi.•.

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