Pressioni sull’Outlet? Assolto l’ex sindaco

di Paolo Cittadini
Per il Tribunale di Brescia,  Andreoli non avrebbe esercitato pressioni sui vertici della società a capo dell’Outlet,
Per il Tribunale di Brescia, Andreoli non avrebbe esercitato pressioni sui vertici della società a capo dell’Outlet,
Per il Tribunale di Brescia,  Andreoli non avrebbe esercitato pressioni sui vertici della società a capo dell’Outlet,
Per il Tribunale di Brescia, Andreoli non avrebbe esercitato pressioni sui vertici della società a capo dell’Outlet,

Assolto «perché il fatto non sussiste» a distanza di cinque anni dall’apertura dell’inchiesta a suo carico. Si è conclusa così la vicenda processuale, iniziata nel 2019, a carico di Giuseppe Andreoli, l’ex sindaco di Rodengo Saiano rinviato a giudizio perché, secondo la ricostruzione della procura di Brescia avrebbe esercitato una serie di pressioni sulla società che gestisce l’Outlet Franciacorta al fine di ottenere il pagamento dell’affitto, 175 mila euro il valore, del Musil. Per Giuseppe Adreoli, difeso dagli avvocati Stefano Paoloschi e Valeria Zito e che si era dimesso quando era stato iscritto nel registro degli indagati, la pubblica accusa aveva chiesto una condanna a quattro anni di reclusione per induzione indebita a dare o promettere utilità (inizialmente il reato contestato all’ex primo cittadino di Rodengo era quello di concussione). «L’Outlet ha adempiuto a un preciso obbligo contrattuale pagando i 175 mila euro e quindi non c’è stato nulla di indebito - hanno sostenuto i legali di Andreoli nelle loro arringhe - Inoltre il sindaco ha agito nell’interesse pubblico senza alcun vantaggio personale». Soddisfatto per la conclusione del processo l’ex sindaco di Rodengo. «Non ho commesso nulla di irregolare - ha commentato subito dopo la lettura della sentenza assolutoria - Sono contento che finalmente la vicenda si sia conclusa». Con Andreoli era finito nel registro degli indagati anche Antonio Pedretti, l’ex responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Rodengo Saiano. Diversa la conclusione della sua vicenda processuale: è infatti stato condannato a due anni e otto mesi (il processo di primo grado si era celebrato con il rito abbreviato) e la sentenza è diventata definitiva dopo la corte di Cassazione, lo scorso anno, ha respinto il ricorso dei suoi legali e detto no alla richiesta del procuratore generale presso la Suprema corte, Ciro Angelillis, che ai giudici aveva chiesto di annullare la sentenza di appello con il rinvio degli atti a Brescia per la celebrazione di un nuovo processo di secondo grado. Per i giudici della Cassazione Pedretti «nella sua qualità di responsabile dell’Ufficio tecnico aveva effettuato un sopralluogo per la rilevazione di eventuali irregolarità edilizie presso i cantieri dei lavori di ampliamento del centro commerciale prospettando la possibilità di una sospensione dei lavori»•.

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