«Questo non è business bensì un disegno etico»

Antonio De Matola, l’ambasciatore  Taalay Bazarbaev e Francesco FolettiDaniela Uberti coordina  la campionatura degli orti botanici
Antonio De Matola, l’ambasciatore Taalay Bazarbaev e Francesco FolettiDaniela Uberti coordina la campionatura degli orti botanici
Antonio De Matola, l’ambasciatore  Taalay Bazarbaev e Francesco FolettiDaniela Uberti coordina  la campionatura degli orti botanici
Antonio De Matola, l’ambasciatore Taalay Bazarbaev e Francesco FolettiDaniela Uberti coordina la campionatura degli orti botanici

Per rendere la spedizione scientifica in Kirghizistan il più ufficiale possibile, sicura ed evitare problematiche alla frontiera con l’ottenimento di permessi speciali per l’esportazione dei semi, alcuni dei rappresentanti del progetto, si sono recati nei giorni scorsi all’ambasciata Kirghiza di Roma. Un viaggio anche celebrativo in fondo quello della spedizione bresciana, organizzato nel 30° anniversario dell’avvio di relazioni diplomatiche tra il Kirghizistan e l’Italia. Gli esploratori sono stati accolti con entusiasmo dall’ambasciatore Taalay Bazarbaev che ha assicurato il massimo supporto. Come ha spiegato Francesco Foletti di Kaki Tree Europe, tra i promotori del progetto: «Dall’ambasciata le risposte sono state positive soprattutto perché lo scopo è profondamente etico, legato esclusivamente a istituzioni pubbliche». Un progetto quello dello studio delle piante rare infatti che ha preso le distanze da ipotetici vantaggi economici. «Sono in tanti - ha precisato il professor Antonio De Matola - che vorrebbero avere quel Dna per fini economici perché si possono ottenere dei porta-innesti franchi capaci di tramettere la resilienza ad ipotetici frutti da brevettare. Noi siamo fuori da tutto questo marasma di arrivismo. L’intento è quello di dare la possibilità agli studiosi di capire la storia di questa pianta». La traslitterazione degli studi esistenti sul «Malus Sieversii» in cirillico, e in lingua kirghiza è difficile ma verrà svolta nel tempo grazie alla collaborazione instaurata con gli studiosi kirghizi della Faculty of Agronomy and Forestry of Agriculture, dell’University of Knau, Bishkek. Tra le due università di Brescia e Bishkek avverrà infatti uno scambio di studi per analizzare a fondo gli aspetti benefici del primigenio. «All’interno dei due orti botanici di Ome già esistono specie vegetali che stanno scomparendo, della cui attività biologica non sappiamo - ha spiegato Andrea Mastinu docente e ricercatore di biologia vegetale all’Università di Brescia - così con il professor Antonio De Matola, la professoressa Daniela Uberti di farmacologia e nutraceutica, e il professore Maurizio Memo presidente del corso di laurea in farmacia abbiamo cominciato a fare una campionatura di tutte le piante presenti. Questo significa anche recarsi agli Orti in diversi periodi dell’anno e prelevare dei campioni. Per poi analizzarli e testarli su diversi sistemi biologici». Un vero punto di partenza per lo studio delle piante medicinali. «E non si escluderà in futuro - ha concluso poi il professor Mastinu - anche qual ora dovessimo approcciarci a progetti di ricerca di identificare nuove aree per microlaboratori in campo aperto. Il prossimo passo sarà dedicato senza dubbio alla mela primigena». •. S.D.

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