Uccise la
moglie. La sua
lunga fuga è finita in Tunisia

di Simona Duci
La v ittima, Daniela BaniLa scena del delitto: Daniele Bani è stata assassinata nel 2014 dal marito Mootaz Chaanbi, poi fuggito in Tunisia dove è ora detenuto
La v ittima, Daniela BaniLa scena del delitto: Daniele Bani è stata assassinata nel 2014 dal marito Mootaz Chaanbi, poi fuggito in Tunisia dove è ora detenuto
La v ittima, Daniela BaniLa scena del delitto: Daniele Bani è stata assassinata nel 2014 dal marito Mootaz Chaanbi, poi fuggito in Tunisia dove è ora detenuto
La v ittima, Daniela BaniLa scena del delitto: Daniele Bani è stata assassinata nel 2014 dal marito Mootaz Chaanbi, poi fuggito in Tunisia dove è ora detenuto

Avrà giustizia Daniela Bani, assassinata nel 2014 dal marito Mootaz Chaambi: il Governo ha confermato alla madre della vittima la detenzione in Tunisia dell’assassino. La missiva contenente la notizia è arrivata all'avvocato Silvia Lancini (legale della famiglia Bani) dalla Direzione affari internazionali e cooperazione giudiziaria internazionale, in cui il Ministero della Giustizia comunica che Mootaz è ancora in arresto in Tunisia dal 29 gennaio 2019 e che soprattutto non può uscire dal carcere come si temeva, «perché ricercato dalle autorità italiane per l'espiazione della pena di 30 anni di reclusione, per il reato di omicidio aggravato. In virtù della convenzione tra i due Paesi è stata presentata la richiesta di perseguimento». SPIEGA l’avvocato Lancini,: «Tramite l'Ambasciata d'Italia a Tunisi è stato possibile acquisire "l'informale notizia" che Chaambi è tuttora detenuto in carcere, in forza della richiesta formulata dall'Italia, e che pende in istruttoria il procedimento penale». Un esito positivo quindi, quello dell’iniziativa «#AppelloperDaniela», intrapresa lo scorso giugno, in collaborazione con la famiglia Bani e la rappresentante Unavi (Unione nazionale vittime), avvocato Silvia Lancini: «Sono le prime risposte all'appello agli organi istituzionali dello Stato. Un importante obbiettivo raggiunto dopo un lungo stallo, per arrivare a chiarire tempi e termini dell'iter giudiziario». Una grande soddisfazione anche per Rete Alternattiva: «Fa davvero piacere che una piccola realtà associativa come la nostra sia risultata utile a districare la situazione – commenta Omar Legrenzi, presidente dell’associazione –. Il mio pensiero è rivolto alla famiglia di Daniela che d'ora in avanti potrà essere costantemente aggiornata». UN SOSPIRO di sollievo per la famiglia Bani che ha vissuto a lungo nel timore che Mootaz potesse farla franca: «Da qui ripartiamo nella speranza che ci venga garantito il diritto di essere costantemente informati – ha commentato Giusy Ghilardi, la mamma di Daniela -. I tre gradi di giudizio in Italia hanno stabilito una condanna a 30 anni: mi auguro che attraverso canali diplomatici si faccia tutto il possibile perché venga recepita e confermata anche dalla giustizia tunisina». •

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