Un pasticcio normativo blocca le immersioni La protesta dei sub

Subacquei el lago d’Iseo: fermati da un «pasticcio» normativo
Subacquei el lago d’Iseo: fermati da un «pasticcio» normativo
Subacquei el lago d’Iseo: fermati da un «pasticcio» normativo
Subacquei el lago d’Iseo: fermati da un «pasticcio» normativo

Le immersioni sul lago d’Iseo sono state bandite «per motivi tecnici», con l’improvvisa e rigida applicazione di una vecchia e controversa norma regionale di 25 anni fa, e che ora si è deciso di far rispettare alla lettera, che ha vincolato le associazioni subacquee del Sebino sulla terra ferma. Associazioni che ora lanciano un grido di dolore e protesta. Il mancato adeguamento di una legge regionale del 1997 ha di fatto interrotto momentaneamente tutte le attività dei sub, comprese quelle di salvaguardia e di controllo della sicurezza dei fondali. A spezzare il silenzio sul disagio subito è stato Marco Turiello, istruttore che insegna subacquea alla Bergamo Diving Center e che ha creato una petizione online con raccolta firme, «per aiutarci a sbloccare una situazione – scrive - che ha destato grande preoccupazione per il nostro futuro sul Sebino». Sono una ventina i gruppi di affezionati al lago che frequentano costantemente sia la costa bergamasca che quella bresciana: «Quello che si vuole portare a conoscenza – informa Turiello – è una situazione assurda che si è venuta a creare nel comprensorio. Io con la mia scuola, come tutte le scuole con cui mi confronto da tempo, siamo stati costretti da una legge regionale (Opgr 58600 del 3 luglio 1997, Titolo V, Disciplina della navigazione delle acque interne lombarde) - ad interrompere ogni tipo di attività». Una normativa che secondo quanto spiegato dai subacquei, «è scritta in totale contraddizione con quella nazionale e con quella entrata in vigore nel 2009 solo sul Lago di Garda, che pone l'obbligo per le immersioni subacquee di avere un natante o una imbarcazione d’appoggio. Quindi non basterebbe secondo quanto descritto la solita boa, come prevedono le norme nazionali: serve la barca e senza quella non ci si può immergere». Un vizio di forma della legge, che ora si ripercuote su tutte le attività svolte dalle scuole subacquee. «Ovviamente – spiega l’istruttore - tutte le bonifiche e pulizie fatte annualmente dai volontari subacquei sono state vietate da questa norma. Basterebbe poco per sistemare le cose, ma è come sbattere la testa contro un muro. Le istituzioni sembrano non essere interessate a risolvere». A rischio tante attività, come la ricerca delle pericolose reti abbandonate sui fondali: «Una situazione di stallo che sta danneggiando il lago - ha fatto presente Renato Preda dei North Central Divers –: avere una barca d’appoggio è costoso e inutile. Siamo tutte piccole realtà, che si autofinanziano». S.Duc.

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