Zone, non solo piramidi È il paese dei dinosauri

di Andrea Masserdotti
Una parte delle impronte di arcosauri scoperte a ZoneL’arcosauro scolpito nel legno dallo scultore scomparso Luigi Zatti
Una parte delle impronte di arcosauri scoperte a ZoneL’arcosauro scolpito nel legno dallo scultore scomparso Luigi Zatti
Una parte delle impronte di arcosauri scoperte a ZoneL’arcosauro scolpito nel legno dallo scultore scomparso Luigi Zatti
Una parte delle impronte di arcosauri scoperte a ZoneL’arcosauro scolpito nel legno dallo scultore scomparso Luigi Zatti

Le piramidi di erosione, le leggende sugli gnomi trasformate in sculture e per finire gli antenati dei dinosauri: tre tesori che sembrano non avere nulla in comune, e che si incontrano in un paese dell’alto Sebino rendendolo unico e turisticamente ancora più attraente. SUCCEDE a Zone, un borgo spezzettato in diverse frazioni già conosciuto da secoli per la presenza delle bellissime «piramidi», disegni di pietra e terra risalenti alla fine dell’ultima glaciazione, e che in tempi molto più recenti ha aggiunto nelle proprie immaginarie «cartoline» anche le celebri sculture di legno del bosco degli gnomi realizzate direttamente su tronchi e ceppi dallo scomparso Luigi Zatti, detto «il Rosso», e infine anche qualche traccia delle forme viventi che passeggiavano da queste parti nel Triassico. Probabilmente la meno conosciuta della serie, ma non per questo meno rilevante, la terza attrattiva è appunto costituita dalla presenza di rocce verticalizzate dalla tettonica che un tempo erano distese fangose: si trovano lungo l’antica Via Valeriana, e conservano le impronte lasciate da rettili antichissimi; i precursori dei dinosauri più grandi. DA QUESTE PARTI sono state scoperte le prime orme di arcosauri rilevate in Lombardia: sono le più grandi e le meglio conservate in Italia. Il ritrovamento, comunicato pubblicamente a Milano nel 2009, è stato il frutto del lavoro di Federico Vezzoli, appassionato di geologia e paleontologia, e di un team di studio composto da Cristiano Dal Sasso, Marco Avanzini, Fabio Massimo Petti, Paolo Schirolli e Umberto Nicosia. Già in uno studio effettuato nel 2003 da Pierino Baroni, citato da Stefano Zatti nel suo dizionario zonese-italiano, si indicava la possibile presenza delle orme. Le ricerche si sono poi concentrate su una lastra di roccia quasi verticale che si trova a soli 50 metri dalla chiesetta dedicata alla Madonna del Disgiolo, e si possono ammirare passeggiando lungo quella Valeriana che i Romani aprirono nelle loro campagne di conquista del territorio camuno. I rettili che hanno lasciato tracce fossili qui sarebbero cinque, appartenenti all’ordine dei crurotarsi, antenati dei dinosauri e dei coccodrilli, risalenti al periodo Carnico, ossia a 220 milioni di anni fa. Le impronte rilevate sono una settantina e la porzione di roccia che le custodisce misura 50 metri quadrati. Appartenevano ad animali con un peso stimato fino a 600 chili distribuiti in territori che successivamente, con la deriva dei continenti, sono diventati l’Europa centromeridionale e gli Stati Uniti. UNA VOLTA stabilita l’importanza del sito, l’amministrazione comunale ha giustamente deciso di valorizzarlo allestendo negli anni una cartellonistica approfondita lungo il percorso. E visto che il Comune di Zone è finalmente Covid-free da più di un mese vale la pena di approfittarne. In un momento come questo, con le visite ai musei e ai luoghi di interesse culturale rese più complicate dal distanziamento fisico, una tappa sull’altopiano zonese può essere davvero speciale; e certamente sicura. •

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