Slogan della jihad:
shock al presidio
degli operai Penny

di Alessandro Gatta
Lo sgombero del presidio Il presidio improvvisato  davanti al commissariato di Desenzano dove i lavoratori stranieri  hanno  scandito  cori al grido «Allah è grande»
Lo sgombero del presidio Il presidio improvvisato davanti al commissariato di Desenzano dove i lavoratori stranieri hanno scandito cori al grido «Allah è grande»
Lo sgombero del presidio Il presidio improvvisato  davanti al commissariato di Desenzano dove i lavoratori stranieri  hanno  scandito  cori al grido «Allah è grande»
Lo sgombero del presidio Il presidio improvvisato davanti al commissariato di Desenzano dove i lavoratori stranieri hanno scandito cori al grido «Allah è grande»

Dal grido «sciopero» all’invocazione «Allah Akbar», ovvero «Allah è grande» il passo è stato breve e scioccante. Gli slogan utilizzati impropriamente come marchio di fabbrica dell’estremismo islamico e dei kamikaze jihadisti, scanditi da un gruppo di lavoratori pachistani dopo lo sgombero del presidio allestito davanti al centro logistico «Penny Market», sono il risvolto più inquietante di un venerdì di alta tensione a Desenzano.

L’EFFETTO è stato quello di un boomerang per i 50 lavoratori del magazzino merci di via Oglio: della loro rivendicazione salariale nessuno parla già più. La vertenza sindacale è stata oscurata dall’iniziativa di un gruppo di addetti che ha improvvisato un sit-in all’ingresso del Commissariato, dopo che solo un paio d’ore prima il picchetto all’ingresso dei magazzini – dove lo sciopero proseguiva da tre giorni – era stato sgomberato dagli agenti della polizia in tenuta antisommossa, sotto lo sguardo della Digos. Chi ha gridato «Allah è grande» davanti alla caserma di via Dante Alighieri è stato identificato. La posizione degli stranieri è ora al vaglio della magistratura.

La denuncia a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata è scattata invece per 7 persone, frale quali tre fra delegati e rappresentanti sindacali dei Cobas, che si sono opposti allo smantellamento del picchetto, sdraiandosi per terra o afferrandosi l’uno all’altro per le braccia.

LO SGOMBERO del presidio che da 72 ore impediva l’ingresso e l’uscita dei camion dal polo logistico è scattato ieri alle 8. Gli operai hanno opposto resistenza passiva: sono rimasti seduti in fila davanti all’ingresso del magazzino prima di essere sgomberati uno ad uno dagli agenti. Momenti di alta tensione, ma nessun incidente di rilievo: si contano un paio di feriti non gravi, oltre ad un terzo operaio che sarebbe stato colto da malore. Ma mentre i sette venivano identificati al commissariato di Desenzano è successo l’imprevedibile: da parte di un gruppo di lavoratori pachistani è stato inscenato il sit-in al grido di «Allah Akbar». Una appendice inquietante al presidio il cui sgombero era ormai annunciato da ore. La Prefettura aveva lanciato un ultimatum, scaduto giovedì sera, dopo aver incontrato una delegazione di operai e Cobas. Durante i tre giorni di manifestazione i lavoratori avevano avuto modo di esporre le proprie rivendicazioni: adeguamento salariale e scatti di anzianità, pagamento degli straordinari, garanzia di riposo nei giorni festivi. La protesta aveva penalizzato l’attività del polo logistico del «Penny Market».

IL PRESIDIO è improvvisamente sfuggito di mano agli stessi organizzatori. Il primo a inneggiare al Profeta è stato un giovane operaio pakistano, poi al suo coro si sono aggiunti altri operai. La protesta per salario e diritti rischia ora di essere sovrastata (e forse vanificata) dal grido religioso, su cui già pende da più fronti l’accusa di «fanatismo».

Con i lavoratori hanno invece solidarizzato il Magazzino 47, l’ Associazione Diritti per tutti e il Collettivo Gardesano Autonomo– Cso Zanzanù. «Ammiriamo - si legge in una nota -, la dignità, il coraggio e la determinazione con la quale stanno combattendo per il diritto a un lavoro degno».

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