Tesori sotto la Tav.
Le ruspe scoprono
storie millenarie

di Flavio Marcolini
Le tracce delle fondazioni di un edificio o di una recinzioneUn tratto di acciottolato venuto alla luce con gli scaviLa vastità dell’area dove sono stati scoperti reperti riconducibili al periodo I secolo a.C./IV secolo d.C.L’esecuzione degli scavi è stata affidata ad una cooperativa di archeologi di Firenze
Le tracce delle fondazioni di un edificio o di una recinzioneUn tratto di acciottolato venuto alla luce con gli scaviLa vastità dell’area dove sono stati scoperti reperti riconducibili al periodo I secolo a.C./IV secolo d.C.L’esecuzione degli scavi è stata affidata ad una cooperativa di archeologi di Firenze
Le tracce delle fondazioni di un edificio o di una recinzioneUn tratto di acciottolato venuto alla luce con gli scaviLa vastità dell’area dove sono stati scoperti reperti riconducibili al periodo I secolo a.C./IV secolo d.C.L’esecuzione degli scavi è stata affidata ad una cooperativa di archeologi di Firenze
Le tracce delle fondazioni di un edificio o di una recinzioneUn tratto di acciottolato venuto alla luce con gli scaviLa vastità dell’area dove sono stati scoperti reperti riconducibili al periodo I secolo a.C./IV secolo d.C.L’esecuzione degli scavi è stata affidata ad una cooperativa di archeologi di Firenze

I lavori della Tav nella campagna di Desenzano hanno portato alla luce un sito di interesse archeologico. Ne dà notizia Serena Solano, funzionario archeologo che segue i lavori per la Soprintendenza di Brescia. «Le grandi opere pubbliche - osserva - spesso comportano consistenti scavi e movimenti terra e questo porta al ritrovamento di siti archeologici» e ricorda che «nella pianura bresciana, per esempio, meno di una decina di anni fa, i lavori connessi all’autostrada BreBeMi avevano intercettato decine di siti, portando a importanti scoperte di necropoli, strade, insediamenti di età preistorica, romana e medioevale, che sono poi stati in parte pubblicati, esposti in mostre e in musei». Come si sa, la normativa in materia di lavori pubblici prevede che sia effettuata tutta una serie di verifiche archeologiche preventive, già in fase di studio di fattibilità, così da determinare il rischio archeologico di un territorio e meglio indirizzare la progettazione. Non è infrequente che in corso d’opera, malgrado preliminari studi approfonditi, tuttavia ci siano delle sorprese. «GIÀ DA ALCUNI MESI - informa l’archeologa - squadre di archeologi specializzati sono impegnati nei lavori connessi alla realizzazione della nuova linea ferroviaria, sia lungo la tratta principale che nelle zone interessate dalle opere accessorie. Tutte le attività sono svolte sotto la direzione dei funzionari archeologici della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia, l’ente competente per la tutela dei beni culturali dell’intero territorio, da dicembre 2019 diretta dal soprintendente architetto Luca Rinaldi». Sul campo sono al lavoro ditte specializzate che operano in continuo e stretto contatto con i funzionari archeologici della Soprintendenza, Cristina Longhi e appunto Serena Solano, la quale spiega come «in caso di ritrovamenti archeologici, ne è data comunicazione alla Soprintendenza che poi, anche a seguito di sopralluoghi, fornisce prescrizioni e indicazioni sul proseguo delle attività, attraverso note formali al Consorzio Cepav Due, con cui i rapporti tecnici e gestionali sono consolidati positivamente sin dalla realizzazione della precedente tratta Treviglio-Brescia dal 2011 al 2016». «Per quanto riguarda in particolare il territorio di Desenzano - comunica - in località Montonale Basso e all’altezza della Trattoria La Rossa, in un’area che già era stata individuata come a rischio durante il controllo archeologico alle operazioni di bonifica bellica sono emerse alla fine dello scorso anno evidenze di epoca preistorica e romana». La Soprintendenza ha richiesto per queste zone lo scavo archeologico in estensione e le attività sono state affidate alla Cooperativa Archeologia di Firenze. Diversi gli archeologi impegnati sul campo: guidati dal capocantiere Alessandra Loglio, ci sono Pierluigi Dander, Silvia Mele, Marco Ponzano, Viviana Fausti, Giovanna Bellandi, Chiara Pupella e Chiara Mandelli. Le attività di cantiere, sospese nel mese di marzo a causa dell'emergenza Covid-19, sono riprese dallo scorso 16 aprile, anche con l’obiettivo di preparare le zone per l’attività di scavo, con la realizzazione di una pista di cantiere, e dal 20 aprile sono quindi ricominciate anche le indagini. «IL CANTIERE di scavo - dichiara Solano - è dunque monitorato e controllato e, per questioni di sicurezza e di tutela delle strutture e dei depositi archeologici, nessuno può accedervi senza autorizzazione. Lo scavo, appena iniziato e che si protrarrà certamente per tutta l’estate, ha messo in luce in un’area di circa 3800 mq diverse strutture, conservate solo a livello di fondazione e che proseguono nel campo verde vicino alla Trattoria La Rossa». «PER QUANTO il lavoro sia ancora lungo e diversi punti ancora da indagare - annuncia - possiamo già dire che sono stati individuati almeno sei ambienti, organizzati dentro un ampio muro di recinzione, con strutture in ciottoli legati da malta. I muri, conservati solo in fondazione, proseguono sotto la sezione sud di scavo, nell’area verde non interessata dai lavori, vicino alla Trattoria La Rossa. Al momento non sono emersi pavimenti, ma solo ciò che resta delle preparazioni in ciottoli». L’archeologa spiega poi che «la zona, che aveva in antico un paesaggio più movimentato di quanto oggi ci appare, con depressioni e dolci rilievi, in alcuni punti doveva periodicamente creare problemi di ristagno d’acqua. Nella parte centrale l’area era attraversata da una stradina acciottolata, con andamento est-ovest, conservata per circa 30 metri, che serviva a garantire un attraversamento all’asciutto. Le indagini hanno evidenziato anche aggiunte, rifacimenti e modifiche delle strutture che rimasero in uso per lungo tempo. I materiali finora rinvenuti - monete, ceramiche e alcuni balsamari in vetro - datano la frequentazione dell’area tra la fine del I secolo a.C. e il IV d.C.». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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