A Mù spunta una «sorpresa» archeologica

di Lino Febbrari
Gli archeologi al lavoro sul dosso edolese di MùL’area di scavo circonda la panchina gigante
Gli archeologi al lavoro sul dosso edolese di MùL’area di scavo circonda la panchina gigante
Gli archeologi al lavoro sul dosso edolese di MùL’area di scavo circonda la panchina gigante
Gli archeologi al lavoro sul dosso edolese di MùL’area di scavo circonda la panchina gigante

Pur essendo un’area montana, la Valcamonica è un grande «deposito diffuso» di tesori archeologici; un magazzino in cui basta cercare per trovare continuamente nuove sorprese. L’ultima è arrivata da Edolo, sul cui territorio, a breve distanza dai ruderi della rocca di Mù, su un dosso panoramico già noto per la presenza di rocce incise e per i trascorsi medioevali del luogo (e dove lo scorso anno è stata posata una panchina gigante) da qualche giorno è in corso un’indagine degli strati superficiali del terreno per verificare il potenziale archeologico dell’area. I RISULTATI sono già molto promettenti; perché rivoltando il suolo, i due tecnici al lavoro hanno finora ritrovato diversi pezzi (alcuni minuscoli) di ceramiche risalenti probabilmente all’età del Ferro e numerose pietre allineate che fanno presupporre l’esistenza di un muro a secco di contenimento e di antichi terrazzamenti. Tutti reperti interessanti che indicherebbero una frequentazione protostorica dell’area. «In effetti stanno emergendo tracce di materiale collocabile nell’età del Ferro - conferma Serena Solano, funzionaria della Sovrintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brescia e Bergamo, che coordina l’intervento edolese sponsorizzato dal Comune -; tracce che comprovano una lunga frequentazione di questo sito, peraltro già testimoniata da altri contesti oggetto d’indagine da parte dei nostri uffici negli anni passati. Il nostro lavoro è appena iniziato, per cui siamo davvero curiosi di vedere le sorprese che ci riserverà questo dosso». Per poter arrivare a una datazione certa dei materiali emersi serviranno altri elementi, ma per il momento l’archeologa azzarda che possano risalire al VI-V secolo avanti Cristo. «Quindi siamo nella media età del Ferro - precisa -, ma come per altri contesti camuni è possibile che non lontano da questo punto ci siano resti di una frequentazione ancora più antica». Sembra una casualità, ma è interessante evidenziare che in concomitanza con l’avvio degli scavi nel sito della rocca di Mù si sono svolte a livello europeo le Giornate dell’archeologia (che si concludono quest’oggi) dedicate in particolare alle scoperte e al mestiere dell’archeologo. Inoltre, lo scavo di Edolo non è in questo momento il solo del territorio valligiano: «Queste indagini si aggiungono a una serie di altri interventi che sono in atto in tutta la Valcamonica - conclude Solano -, da Ono San Pietro a Breno a Capodiponte. Scavi che contribuiranno ad accrescere il potenziale valore di un quadro di per sé già immensamente ricco». SEMPRE a proposito delle antiche tracce lasciate dai nostri avi, e sempre parlando del dosso sovrastante Edolo, bisogna ricordare che nella zona di Mù esistono anche la roccia di Fòbia (una superficie istoriata che sembra raffigurare una mappa di com’era il territorio tremila anni fa, oggetto qualche anno fa di un approfondito studio dell’Università di Firenze), il presunto altare sacrificale del Dos de la Desma e tutta una serie di massi incisi con coppelle e graffiti. •

Suggerimenti