Acqua, Artogne unisce le forze e sceglie la gestione autonoma

di Domenico Benzoni
Una gestione locale per l’acqua: Artogne difende il suo «oro blu»
Una gestione locale per l’acqua: Artogne difende il suo «oro blu»
Una gestione locale per l’acqua: Artogne difende il suo «oro blu»
Una gestione locale per l’acqua: Artogne difende il suo «oro blu»

A che punto è il dibattito sull’acqua pubblica in Valcamonica? Quella valle che ha partecipato in forze al referendum provinciale dicendo sempre in forze «no» ai privati? Ad Artogne hanno deciso di bocciare l’Ato, l’Ambito territoriale ottimale, e di aprire le porte alla «Siv», la Società idrica di Valcamonica. Lo ha fatto martedì scorso il consiglio comunale durante l’ultima seduta. Ed è stata una scelta unanime che ha unito maggioranza e minoranza, anche se la precedente amministrazione si era inizialmente indirizzata verso l’Ambito territoriale ottimale seguendo il «principio di sussidiarietà» e nella speranza di trovare sostegno e investimenti nel settore idrico anche per il comprensorio di Montecampione. «Questa volta non si poteva dire no alla voglia di intraprendere la strada della Siv - ha spiegato l’ex Sindaco Gianpietro Cesari - visto che si tratta di una società camuna appositamente costituita per seguire il settore acque». La richiesta di riconoscimento di un Ambito territoriale ottimale di Valcamonica, ovvero autonomo, messa all’ordine del giorno dello stesso consiglio comunale e approvata all’unanimità, è finalizzata a garantire maggiore operatività gestionale ai Comuni del territorio nel controllo delle risorse idriche, e ad assicurare una tariffazione più compatibile. DA QUANDO si sono costituiti gli Ato, ciò che preoccupa molti amministratori locali camuni è il rischio che l’estensione a livello provinciale del bacino di competenza porti con sé lo sfruttamento delle acque di casa a vantaggio dei grossi centri urbani di pianura, la moltiplicazione delle tariffe e la messa in secondo piano degli investimenti per l’ammodernamento delle reti dei piccoli abitati. Ormai lungo il solco montano dell’Oglio ogni Comune poneva tra le proprie priorità la gestione degli acquedotti, ed è stato solo con il venir meno dei finanziamenti pubblici destinati al loro ammodernamento che si è verificata qualche falla. Quando poi si sente dell’aumento delle tariffe dove la gestione è stata tolta di mano agli enti locali, la preoccupazione che l’ingresso del privato serva solo a commercializzare questo bene primario cresce, e si capisce bene perché il livello di guardia si stia alzando un po’ in tutta la valle. È PROPRIO per questo che nel recente passato (nel 2016) alcune amministrazioni locali avevano presentato una richiesta di riconoscimento della «gestione in forma autonoma del servizio idrico integrato», anche perché i loro approvvigionamenti erano garantiti da fonti definite come qualitativamente pregiate, così come previsto dalla legge per queste specifiche «deroghe». Un messaggio chiaro, poi, come detto in apertura, è venuto anche dal referendum provinciale sull’acqua pubblica. Unire le forze per raggiungere l’obiettivo: è quanto auspicato l’altra sera dai consiglieri comunali di Artogne, insieme all’augurio che la Siv abbia poi gambe solide per camminare. •

Suggerimenti