Addio a Tino il buon pastore: era il poeta della transumanza

di Luciano Ranzanici
Tino Ziliani si era anche impegnato per la riscoperta del «gaì»
Tino Ziliani si era anche impegnato per la riscoperta del «gaì»
Tino Ziliani si era anche impegnato per la riscoperta del «gaì»
Tino Ziliani si era anche impegnato per la riscoperta del «gaì»

Il suo contributo alla causa non è stato certamente secondario, perché anche grazie a lui la pratica della transumanza è stata iscritta recentemente nella lista dei patrimoni immateriali dell’umanità dell’Unesco. Tino Ziliani, 67 anni, camuno, presidente dell’Associazione pastori lombardi e pastore lui stesso, è scomparso improvvisamente l’altro giorno dopo essere stato colpito da un malore. I funerali si sono svolti ieri a Vissone di Piancamuno dove risiedeva con la famiglia. Oltre che nel bresciano era assai conosciuto ed apprezzato nella vicina bergamasca per l’amore e la preparazione che metteva nella professione. Ziliani era noto soprattutto perché da sempre era il portavoce dei pastori e ne tutelava i diritti ed i loro interessi ed era fra i fautori del Festival del pastoralismo che si svolge annualmente a Bergamo e promotore di convegni ed incontri che mettevano al centro questa non facile professione. PROPRIO in valle la sua presenza si è fatta sentire anche per l’impegno da lui profuso nella riscoperta del «gaì», il linguaggio dei pastori. Ed a riguardo di quest’idioma va ricordata la collaborazione prestata al progetto in corso del Distretto culturale «Lingua transumante», volto a ricostruire l’«impenetrabile» dialetto, attraverso la sua testimonianza e quella dei tanti colleghi. Lo ricorda con affetto e tanta ammirazione Lino Balotti dell’associazione culturale «El Teler», impegnata con altri gruppi nel progetto che persegue «la ricerca dei segreti della vita del pastore e dei suoi modi di comunicare con chi divideva questa vita di sacrificio». •

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