Centrale addio: «È stato un gioco sporco»

di Lino Febbrari
I sindaci di Cedegolo e di Sellero parlano del caso centrale
I sindaci di Cedegolo e di Sellero parlano del caso centrale
I sindaci di Cedegolo e di Sellero parlano del caso centrale
I sindaci di Cedegolo e di Sellero parlano del caso centrale

Quello a cui si assiste sarebbe l’esito di un’operazione partita probabilmente quando i manager di Cofely, un’azienda nell’orbita della multinazionale francese Gdf Suez, si sono resi conto che l’investimento effettuato qualche tempo prima non fruttava i dividendi previsti. Anzi, la situazione patrimoniale peggiorava anno dopo anno, aggravandosi una volta finiti gli incentivi statali concessi ai produttori che impiegano combustibili rinnovabili a fronte di onerose manutenzioni dei macchinari e con gli utenti che diminuivano sempre più invece di aumentare. L’OBIETTIVO della multinazionale è così diventato quello di sbarazzarsi della centrale per il teleriscaldamento di Sellero. Ma come? Trattandosi di un colosso a livello europeo non poteva macchiare il suo nome smantellando tutto: l’intervento doveva essere delegato ad altri. Così, questa è il quadro ipotizzato ieri nell’aula consiliare di Sellero, dove i sindaci di Cedegolo, Andrea Pedrali, e quello di casa, Giampiero Bressanelli, hanno affrontato la questione Tsn, a marzo di quest’anno il capitale sociale è stato trasferito a un’altra società, il cui unico compito verosimilmente sarebbe stato quello di «sporcarsi le mani» al posto della multinazionale, tagliando le utenze nei 30 giorni stabiliti dal contratto capestro e poi smontando l’impianto, buona parte del quale rinnovato pochi anni fa con una spesa milionaria, per rimontarlo magari in un altro luogo più redditizio. Ipotesi, non certezze, ma che il piano possa essere stato congegnato così lo pensa lo stesso Bressanelli: «Abbiamo scoperto l’andazzo troppo in ritardo - afferma il primo cittadino sellerese -. La Tsn, o meglio l’acquirente della società, ha dato una mano a questi signori pur di riuscire a portare avanti questa dismissione. Personalmente non credo ci siano altre ipotesi. Soprattutto perché fino a poche settimane fa i ragionamenti erano totalmente diversi. Si parlava di potenziare la parte alta di Cedegolo posizionando delle caldaie più piccole nei punti critici e di effettuare una serie di interventi migliorativi. Insomma: si ragionava sul rilancio dell’attività e non sulla dismissione». «All’improvviso - prosegue Bressanelli - è cambiata la rotta, sono partite le raccomandate di disdetta e oggi ci troviamo a dover far fronte a un’emergenza imprevista. Se non vorremmo trascorrere l’inverno al freddo (complessivamente gli utenti tra pubblici e privati nei due comuni sono 461) dovremo dotarci di nuove caldaie a metano». Per sistemare gli edifici pubblici, tra progettazione, installazione e collaudi, i due Comuni dovranno sborsare circa 500 mila euro (pagabili in 10 anni a Vallecamonica Servizi) e alla fine il minor costo del metano (le bollette del teleriscaldamento erano schizzate alle stelle) ammortizzerà l’investimento. Ai privati invece la holding concederà 24 mesi per pagare l’allacciamento; ma dovranno mettere in conto caldaie e installazione. «A nome anche del mio collega Pedrali - conclude Bressanelli - posso garantire che nessuno resterà al freddo». Di certo gli unici a guadagnarci (oltre a Vallecamonica Servizi che ha acquisito nuovi clienti) saranno gli istallatori e gli idraulici. •

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