Cervi investiti, una mattanza evitabile

di Lino Febbrari
La cerva investita sulla statale nella località Davena: è il secondo esemplare dall’inizio dell’annoIl povero animale stava andando verso il fiume a bere
La cerva investita sulla statale nella località Davena: è il secondo esemplare dall’inizio dell’annoIl povero animale stava andando verso il fiume a bere
La cerva investita sulla statale nella località Davena: è il secondo esemplare dall’inizio dell’annoIl povero animale stava andando verso il fiume a bere
La cerva investita sulla statale nella località Davena: è il secondo esemplare dall’inizio dell’annoIl povero animale stava andando verso il fiume a bere

I numeri forniti dall’associazione venatoria dicono che lo scorso anno le vittime accertate sono state una dozzina. Ma è probabile che siano molte di più, perché qualche animale ferito potrebbe essere riuscito a trascinarsi nel bosco a morire, e altri potrebbero essere finiti nel bagagliaio delle auto investitrici. Intanto, con l’anno nuovo sono già due i cervi uccisi mentre attraversavano la statale del Tonale, entrambi nel territorio di Vezza d’Oglio: il primo, mercoledì della scorsa settimana, nella piana tra Stadolina e l’ingresso nord dell’abitato; il secondo nel breve rettilineo che divide la frazione Davena. In alta valle, nel tratto di asfalto tra Edolo e Vione, episodi del genere sono fortunatamente in sensibile calo. Ma accadono ancora e specialmente in determinati punti: Pagarola, un paio di chilometri dopo Edolo, nella zona dopo i tornanti di Iscla di Monno, e appunto tra Stadolina e Vezza. Punti in cui gli animali sono soliti attraversare per andare a bere nell’Oglio; ma ne sono stati visti molti anche fermarsi sulla carreggiata a leccare il sale sparso per evitare la formazione di ghiaccio. Cosa si può fare per evitare questa strage? Sull’onda delle decine di esemplari morti, qualche anno fa, seguendo l’esempio di molti Paesi del Nord, si era pensato di posizionare dei prismi riflettenti la luce dei fari dei veicoli di passaggio. L’improvviso lampo concentrato in direzione del bosco avrebbe spaventato ungulati e altri animali in procinto di immettersi sulle strade. «PREMESSO che fatti del genere purtroppo succedono dappertutto - afferma Stefano Tomasi, presidente del Comprensorio di caccia alpino C1 -, nella nostra zona il problema non sussisterebbe se non ci fosse il fiume a valle della statale: se l’Oglio scorresse a monte, non saremmo ogni anno costretti a fare la conta degli ungulati investiti. Noi avevamo fatto una proposta all’Anas: l’installazione nei tratti più critici di una segnaletica lampeggiate con la scritta “attenzione rallentare attraversamento animali”. Questo progetto è tuttora in fase di valutazione e ci auguriamo che finalmente l’ente arrivi al dunque: l’anno scorso i responsabili della 42 ci avevano promesso che avrebbero provveduto in tempi rapidi». C’è poi la questione delle carcasse. Una volta venivano recuperate e messa all’asta. Da qualche anno invece una normativa europea stabilisce che se il cervo è morto sul colpo il veterinario non può dare il via libera al consumo della carne; che quindi finisce distrutta in un inceneritore. «SE DOPO lo scontro l’animale ferito è ancora vivo, il veterinario dell’Asst dà invece parere favorevole e si può abbattere sul posto o portarlo in un macello autorizzato. Poi l’asta pubblica, col ricavato che viene assegnato al Comprensorio sul cui territorio è accaduto l’incidente». •

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