Cevo ricorda i suoi deportati

di L.FEB.
La posa delle pietre d’inciampo a Cevo
La posa delle pietre d’inciampo a Cevo
La posa delle pietre d’inciampo a Cevo
La posa delle pietre d’inciampo a Cevo

«Come sostiene Gunter, le persone si scordano solo nel momento in cui si dimentica il loro nome. Il fatto di aver posato questi simboli ci permetterà di tramandare ai posteri il loro ricordo». Sono le parole di Silvio Citroni, sindaco di Cevo, espresse al termine della posa delle pietre d’inciampo in memoria di Francesco Vincenti, Innocenzo Gozzi e Giovanni Battista Matti, tre cittadini di Cevo deportati nel 1944 e trucidati nel campo di concentramento di Mauthausen. La cerimonia è stata voluta dall’Amministrazione comunale, dal Museo della Resistenza in Valsaviore, dalla Cooperativa Cattolico Democratica di Cultura e dall’Istituto comprensivo di Cedegolo. Le pietre d'inciampo concretizzano un'iniziativa dell'artista tedesco, Gunter Demnig, avviata a metà anni ‘90 del secolo scorso, per lasciare nelle città europee una memoria diffusa dei cittadini confinati nei campi di sterminio nazisti. Finora ne sono state posate oltre 70 mila in 21 Paesi europei. Con mazzetta, cazzuola e malta, Demnig ha posizionato nel selciato, davanti a quelle che furono le abitazioni dei tre deportati, i sampietrini che riportano su una piccola lastra di ottone la scritta «Qui abitava...». Francesco Vincenti, il tabaccaio, fu arrestato (come i due compaesani) nel maggio 1944 e assassinato il 31 dicembre dello stesso anno. Innocenzo Gozzi, di professione mugnaio, fu trucidato nel novembre ’44. Giovanni Battista Matti, stradino, morì il 21 maggio del 1945 di malattia aggravata dalle disumane condizioni di lavoro e dalla carenza di cure. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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