«Cinghiali: cronaca di un fallimento»

Il caso cinghiali sotto la lente
Il caso cinghiali sotto la lente
Il caso cinghiali sotto la lente
Il caso cinghiali sotto la lente

È una bocciatura senza appello quella che il consigliere regionale dei 5 Stelle Ferdinando Alberti fa dei piani regionali di «contenimento» del cinghiale, definendoli un fallimento a colpi di numeri. «L’assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi vuole ridurre il numero di cinghiali in Lombardia aumentando le giornate di caccia - esordisce Alberti -: una soluzione che non tiene conto della realtà dei fatti e della storia di questa specie nella nostra Regione, per cui sarà un fallimento, come lo è stata la caccia in questi 14 anni». «SECONDO i dati ufficiali, dal 2004 al 2016 in Lombardia sono stati uccisi dai cacciatori 43.296 capi - continua -, vale a dire circa 10 esemplari al giorno. Una mattanza colossale: sono stati abbattuti animali equivalenti a oltre 4 volte il numero totale di esemplari stimati nella Regione, circa 10 mila. Se nel 2004 il numero di abbattimenti è stato di 2.232 capi nel 2.012 si è raggiunto il record di 5.660, un incremento del 154%. Nonostante questo, da quasi 30 anni siamo ancora qui a parlare dell’invasione. Nello stesso periodo (2004-2012) infatti il numero di danneggiamenti documentati e indennizzati è aumentato anch’esso del 164%. Aumentano gli abbattimenti ma i cinghiali continuano a prosperare: penso sia palese che la caccia non sia un rimedio ma un peggioramento del problema». «Alcune rappresentanze di agricoltori, i soggetti più colpiti dai danni, in audizioni nella commissione Agricoltura della scorsa legislatura hanno spiegato che all’inizio degli anni ’90 è iniziata la pratica di immissione clandestina di esemplari, insieme agli incroci fra cinghiali e maiali domestici per creare un ibrido più prolifico che oggi “spopola” nelle valli lombarde. È chiaro quindi a tutti - prosegue - che l’introduzione di questa specie era ed è a esclusivo divertimento dei cacciatori. Il conflitto di interessi è evidente e non notarlo fa dubitare dell’onestà di chi continua a sostenere la caccia come unica soluzione». «La caccia al cinghiale - conclude - è la più pericolosa per i cittadini, e aumentarne i giorni per assicurare il divertimento a pochi è un attentato alla sicurezza, una scelta di lobby sulla pelle di uomini e donne. Per diminuirne il numero occorre mettere da parte chi ha avuto e ha ancora interesse perché continuino a prosperare, ossia i cacciatori, quindi vietare totalmente la caccia per effettuare piani di abbattimento con personale specializzato e iniziare a usare metodi ecologici dissuasivi». •

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