Col bimbo di pochi mesi ad acquistare la cocaina

di Mario Pari mario.pari@bresciaoggi.it
Controlli dei carabinieri della compagnia di Breno
Controlli dei carabinieri della compagnia di Breno
Controlli dei carabinieri della compagnia di Breno
Controlli dei carabinieri della compagnia di Breno

Una «cliente» che avrebbe dovuto avere altri pensieri, nelle condizioni in cui si trovava. Una cliente, quella che stava acquistando cocaina due giorni fa a Darfo, che non era sola al momento dell’acquisto. Insieme a lei c’era il figlioletto di pochi mesi in carrozzina. Proprio questo è uno degli elementi più pesanti, più sconvolgenti dell’intera vicenda. Si tratta di un episodio di spaccio a una mamma con un neonato nella carrozzina. Quello spaccio colto nella più totale flagranza dai carabinieri dell’aliquota Radiomobile della compagnia di Breno. In sostanza, hanno visto tutto. La spacciatrice, una 38enne, stava cedendo una dose di cocaina a una coetanea. I carabinieri hanno visto la mamma avvicinarsi, spingendo la carrozzina, all’auto su cui si trovava la spacciatrice. La «cliente» ha quindi estratto 40 euro per darli a chi si trovava sull’auto. In cambio, avrebbe ricevuto una dose di cocaina. Ma lo scambio non si è concluso, sono intervenuti i carabinieri. Le fasi successive, com’è facilmente intuibile sono state quelle della perquisizione e degli ulteriori accertamenti per vedere se la spacciatrice avesse con sè altro stupefacente. Una decisione che si è rivelata azzeccata. Nascosti nel reggiseno c’erano altri 25 grammi di cocaina. La donna ha ammesso le proprie responsabilità e si è anche giustificata. Ha spiegato che la pandemia le aveva portato via il lavoro e da lì aveva iniziato a spacciare. Ma, certamente in un contesto di spaccio simile a quello scoperto dai carabinieri a Darfo non si è trattato solamente di approfondire la posizione della mamma. Acquistare cocaina, con un figlio di qualche mese, non è certo cosa da poco. La madre, in merito ha fornito una propria versione. Quella secondo cui la droga era destinata a una terza persona. Non sarebbe stata quindi assunta da lei con le conseguenze facilmente immaginabili. A quel punto i carabinieri hanno arrestato la spacciatrice per la detenzione della cocaina. La 38enne ha quindi trascorso la notte nella camera di sicurezza della caserma di Breno. Quindi, il giorno successivo, il processo per direttissima. Anche in quel caso ha ammesso le proprie responsabilità. È stata rimessa in libertà in attesa della prossima udienza. Una vicenda che colpisce sotto molti punti di vista, dalla passeggiata, col bimbo al seguito, per acquistare cocaina, allo spaccio a cui si sarebbe arrivati a causa della pandemia che avrebbe portato alla disoccupazione. Ma certamente, si tratta di una vicenda che ha esposto le donne a conseguenze molto più gravi.•.

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