Consorzio della castagna La crisi non si interrompe e il Comune esce di scena

di D.BEN.
La sede del Consorzio della castagna, a Paspardo
La sede del Consorzio della castagna, a Paspardo
La sede del Consorzio della castagna, a Paspardo
La sede del Consorzio della castagna, a Paspardo

Il Consorzio della castagna di Valcamonica? Su un piano inclinato, ancora più in pendenza dopo l’abbandono del Comune di Pisogne. Da anni la cooperativa con sede a Paspardo era diventata un punto di riferimento per raccolta e lavorazione anche per il territorio pisognese, particolarmente vocato alla castanicoltura. Ma le difficoltà economiche con le quali la srl ha dovuto più volte fare i conti avevano nel passato già messo in discussione la partecipazione azionaria di Pisogne. NEL 2018, per esempio, la possibile uscita dal Consorzio era già stata affrontata dal consiglio comunale. Finora però si era cercato di soprassedere, nella speranza che qualche azione di rilancio consentisse il superamento delle difficoltà. Anche perché trascorsi i tempi in cui la piazza e il porto erano un importante punto di riferimento per il commercio autunnale, quello di Paspardo era diventato oramai l’unico ente al quale i montanari pisognesi potevano vendere il loro prodotto. A fronte però del susseguirsi dell’indebitamento societario, la nuova amministrazione comunale si è indirizzata verso la fuoriuscita. Giunta e consiglio hanno deciso di vendere le quote di partecipazione detenute: l’1,91% del capitale sociale complessivo. Una «razionalizzazione» che prende spunto dalla legge; che stabilisce come di fronte a tre anni consecutivi di perdite un ente pubblico debba valutare l’abbandono delle proprie partecipazioni. L’idea dell’addio, come detto, non è di oggi, ma finora non si era mai provveduto nel merito in quanto si sperava che il Consorzioa riprendesse quota grazie alla vendita di alcuni immobili. Ma neppure questa operazione ha coperto le perdite. L’amministrazione a guida Federico Laini ha quindi deciso che non c’erano più motivi per rimanere, dato che nemmeno lo sperato aumento di fatturato si è concretizzato. Anche se le quote possedute sono relative, l’abbandono di Pisogne diventa significativo proprio per la notevole produzione di questo territorio. D’ora in poi i produttori della Val Palot dovranno iniziare a pensare a chi conferire.

Suggerimenti