«Così il killer silenzioso ha cercato di uccidermi»

di Lino Febbrari
Don Oscar  Ziliani resta in ospedaleDon Ermanno  Magnolini è tornato a casa dopo l’incidente
Don Oscar Ziliani resta in ospedaleDon Ermanno Magnolini è tornato a casa dopo l’incidente
Don Oscar  Ziliani resta in ospedaleDon Ermanno  Magnolini è tornato a casa dopo l’incidente
Don Oscar Ziliani resta in ospedaleDon Ermanno Magnolini è tornato a casa dopo l’incidente

«Sono un po’ stanco, i medici mi hanno consigliato qualche giorno di riposo, ma tutto sommato sto bene». Ci accoglie nel soggiorno della canonica in compagnia del cugino don Giuseppe Magnolini, parroco di Cedegolo, Grevo e Demo. Nella tarda serata di venerdì, don Ermanno Magnolini è tornato a casa dopo la brutta avventura vissuta in Toscana, dove ha rischiato di morire avvelenato dal monossido di carbonio sprigionato da una canna fumaria dell’impianto di riscaldamento ostruita da un nido, mentre dormiva in una stanza della casa parrocchiale di Quercegrossa, in provincia di Siena. Era partito lunedì mattina insieme all’amico don Oscar Ziliani, parroco di Vezza d’Oglio e Incudine, per alcuni giorni di vacanza. Seduto al tavolo sorseggiando un caffè, il suo pensiero va al confratello ancora ricoverato in terapia intensiva alla Misericordia di Grosseto. «Prima di salire sull’auto del sacerdote della curia di Brescia che è venuto a prendermi fino al seminario di Siena - racconta il religioso originario di Artogne che dal 2019 guida le parrocchie di Berzo e Monte di Berzo -, ho parlato al telefono con una dottoressa che mi ha rassicurato sulle sue condizioni: a don Oscar hanno ridotto la sedazione e fatto muovere gli arti, gli è stato praticato inoltre un micro foro nel timpano per la decompressione dopo la camera iperbarica e sembra che stia reagendo bene alle cure. Mi hanno poi detto che, non appena sarà trasportabile, lo trasferiranno alla Poliambulanza di Brescia, così anche per la sorella e gli altri parenti sarà più facile stargli vicino». Don Ermanno torna con la mente alla notte tra lunedì e martedì, quando si è svegliato per andare in bagno: «Non riuscivo a governare i miei movimenti. Una cosa davvero stranissima: sembravo un ubriaco. Ero convinto di andare verso il bagno e invece mi sono trovato dall’altra parte battendo anche la testa contro un muro. Non sono mai svenuto - ricorda -, poi sono arrivati i vigili del fuoco e mi sono spaventato perché ne ho intravisti due con le maschere protettive e le bombole sulle spalle». La vicenda dei due sacerdoti vittime del gas killer inodore e incolore ha suscitato emozione preoccupazione in tutta la Valcamonica. Sono conosciuti, rispettati e amati oltre che per la missione che svolgono per le loro qualità umane. «Quando sono riuscito a recuperare il telefonino che era rimasto sul comodino - continua don Ermanno - ho letto un sacco di messaggi e di testimonianze di affetto che mi hanno lasciato sorpreso, perché qui a Berzo io ci sono da poco, e ho così scoperto che i miei parrocchiani mi vogliono bene». Poi spezza una lancia per il servizio sanitario nazionale purtroppo spesso bistrattato: «In pochi minuti, dopo che l’allarme era stato lanciato dal sacerdote che ci ospitava, sono arrivate ambulanze, vigili del fuoco e l’elicottero che poi ci ha portato a Grosseto. Tutto quello che potevano fare per salvarci lo hanno fatto. Sappiamo che la perfezione non è di questo mondo - conclude il parroco -, però ho avuto modo di constatare che il nostro servizio sanitario è veramente un fiore all’occhiello della nostra Italia, un tesoro che dobbiamo preservare e custodire gelosamente». Se don Ermanno ne è uscito, il suo «collega» si trova ancora in una condizione sanitaria complessa, ed è per questo che il vescovo Pierantonio Tremolada invita tutte le comunità della diocesi a pregare oggi per don Oscar e per tutte le persone che stanno soffrendo a causa di una malattia.•.

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