Dalla Bassa ai
pascoli. È una
sfida di passione

di Lino Febbrari
Aspettando la laurea, il 20enne di Verolanuova studia sul campo Il gregge al pascolo sul monte  Padrio in alta Valcamonica
Aspettando la laurea, il 20enne di Verolanuova studia sul campo Il gregge al pascolo sul monte Padrio in alta Valcamonica
Aspettando la laurea, il 20enne di Verolanuova studia sul campo Il gregge al pascolo sul monte  Padrio in alta Valcamonica
Aspettando la laurea, il 20enne di Verolanuova studia sul campo Il gregge al pascolo sul monte Padrio in alta Valcamonica

Una storia che combina la passione di un giovane per gli animali e la montagna al tentativo di un gruppo di allevatori di preservare una pregiata razza ovina a rischio di estinzione. I PROTAGONISTI sono un ragazzo della pianura e alcune piccole aziende agricole riunite nell’antica istituzione della vicinia. Matteo Monteverdi, 20 anni, è di Verolanuova: conseguita la maturità alla scuola agraria, lo scorso anno si è iscritto al corso in Valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio montano di Unimont di Edolo. Quando avrà conseguito la laurea triennale, il suo obbiettivo è di restare in alta Valcamonica per gestire un’azienda agricola tutta sua. In attesa di riprendere gli studi, dopo la pausa Covid, ha deciso di trascorrere i mesi estivi conducendo al pascolo un gregge di pecore e capre, quasi 200 capi, sulle pendici del monte Padrio. Ha trovato «occupazione» nel settore che predilige rispondendo a un post scritto sui social da alcuni allevatori di Doverio, frazione di Corteno Golgi con meno di 100 residenti, che si prefiggono di salvaguardare la purezza della pecora il cui nome prende origine dal toponimo del loro comune: una razza ovina collegata alla cultura e alla tradizione locale, che spicca per l’utilizzo della carne degli agnelloni nella preparazione del «cuz» il piatto tipico delle Valli di Corteno Golgi. I PROPRIETARI cercavano una persona che accudisse gli animali al pascolo in una vasta area sopra l’abitato, mentre loro sono impegnati nella fienagione e con il bestiame negli alpeggi. Matteo è stato regolarmente assunto e svolge il suo compito di pastore alle prime armi - «Ho avuto una brevissima esperienza all’isola d’Elba un paio di anni fa durante le vacanze», rivela -, con grande diligenza e seguendo alla lettera i consigli degli anziani della zona. «Quella per l’allevamento è una passione che mi hanno trasmesso i mei nonni - spiega il giovane -. Chi me l’ha fatto fare di salire fin quassù? L’amore per la montagna, che purtroppo si sta spopolando. Qui, come in altre zone delle Alpi, ci sono decine di baite diroccate, terreni abbandonati, la vegetazione che avanza e cancella i pascoli. Queste aree, un tempo una sorta di paradiso in terra, andrebbero recuperate, potrebbero offrire opportunità a tanti giovani senza lavoro». MATTEO MONTEVERDI trascorre la giornata sui monti con gli animali tra boschi e praterie d’alta quota. Fatta sera rientra a Edolo, il mattino dopo risale in auto per raggiungere le baite sopra Doverio dove il gregge ha passato la notte rinchiuso in un recinto, quindi riprende il suo vagabondaggio. Farà il pastore fino all’arrivo dell’autunno, quando pecore e capre torneranno nelle stalle e lui si ripresenterà sui banchi di Unimont per concretizzare il suo sogno. «Finita l’università - dice -, intendo fermami in alta Valle per dar vita a un’azienda agricola e magari costruire un agriturismo. Voglio impegnarmi nella coltivazione, produzione e valorizzazione di prodotti tipici della montagna, in particolare nella trasformazione del latte ovi-caprino». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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