Ecco il tartufo delle
meraviglie: il nero
pregiato in Valcamonica

di Alessandro Romele
I due lagotti e il cocker che hanno «fiutato» il tartufo nero pregiatoTartufi: il nero pregiato apre scenari da sogno per la Valcamonica
I due lagotti e il cocker che hanno «fiutato» il tartufo nero pregiatoTartufi: il nero pregiato apre scenari da sogno per la Valcamonica
I due lagotti e il cocker che hanno «fiutato» il tartufo nero pregiatoTartufi: il nero pregiato apre scenari da sogno per la Valcamonica
I due lagotti e il cocker che hanno «fiutato» il tartufo nero pregiatoTartufi: il nero pregiato apre scenari da sogno per la Valcamonica

La scoperta ha dello straordinario e rivoluzionerà la geografia dell’«oro nero». La Valcamonica è storicamente una terra fertile per i tartufi mai però, prima d’ora, nei boschi e nei prati camuni si era trovato un esemplare di Tuber Melanosporum Pregiato. Una specie più conosciuta come Tartufo nero superiore, che solitamente cresce a poche decine di metri di altitudine e non, come in questo caso, a quasi mezzo chilometro di quota. E prima di diffondere al mondo scientifico la scoperta, una task force di esperti ha voluto eseguire tutti gli accertamenti. «LA SEGNALAZIONE – spiega a questo proposito Dario Dogali, esperto tartufaio e membro del Circolo micologico Carini della Franciacorta – ci era giunta a settembre: il tartufo però non era ancora maturo e di conseguenza l’abbiamo tenuto sotto osservazione. Abbiamo effettuato le misurazioni microscopiche e le analisi necessarie, per capire se potesse essere un “superiore”, e non ci siamo sbagliati». Dario Dogali ora non ha dubbi: «È davvero un evento rarissimo che apre scenari di ricerca straordinari: tra gli enigmi da svelare, il più pressante e capire come possa essere cresciuto in un ambiente ostile, dove le spore del pregiato tubero non possono trovare radicamento». INIZIALMENTE c’è stato un certo scetticismo tra i tartufai della Valcamonica. «Ero titubante - ammette Paolo Bolis, esperto del settore - perché le mie ricerche indicavano che un tartufo del genere crescesse solo a quote basse. Ora sappiamo invece che non è così, e questa è una scoperta molto importante, che darà slancio anche alla produzione della Valcamonica». Già trovato nel Bresciano, in Franciacorta e nella Valtenesi, gli esemplari di lagotto romagnolo Pepita e Speedy e il cocker Sean, lo hanno «annusato» a Breno, in un prato di proprietà privata, fra l’altro a poca distanza dal centro del paese. AD UFFICIALIZZARNE la presenza è il team di esperti composto da Dogali, Bolis, Luigi Panella ed Ezio Venturini, assistiti da Alberto Zanoni della Ats della Montagna. Tra i tartufi neri, il più pregiato è il Magnatum Pico: il Melanosporum viene subito dopo. Secondo gli esperti, la scoperta andrà a riscrivere la cartina della vocazione tartufigena lombarda. Al netto degli aspetti puramente scientifici, che saranno approfonditi dagli esperti, sullo sfondo resta l’impulso positivo che la scoperta potrà dare ai tartufi della Valcamonica. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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