Erbanno perde un pezzo La posta è stata chiusa senza spiegare il perché

di C.VEN.
La posta di Erbanno è su un binario morto
La posta di Erbanno è su un binario morto
La posta di Erbanno è su un binario morto
La posta di Erbanno è su un binario morto

L’insegna con tutta probabilità è sparita per un semplice per quanto idiota atto di vandalismo, ma niente poteva essere più premonitore di quel segnale, perché l’ufficio postale di Erbanno di Darfo, ormai pare chiaro, non riaprirà. La saracinesca è abbassata dal 23 marzo dello scorso anno e la motivazione era stata lo scoppio della pandemia. Era successo anche per altri sportelli, tanto che inizialmente questa scelta era stata compresa e accettata anche dal territorio. Poi sono passati i mesi, tutti gli altri hanno riaperto tranne quello di Erbanno dove, a testimonianza della presenza di un ufficio postale in via Stazione, è rimasto solo un foglio annerito dal tempo che avvisa della chiusura, ancora indicata come «temporanea». Come Bresciaoggi ha ricordato attraverso altri servizi nei mesi scorsi, il sindaco Ezio Mondini si è attivato più volte attraverso colloqui sia ufficiali sia ufficiosi, con i vertici dell’azienda postale, da una parte per capire, dall’altra per portare all’attenzione della società (ma non ce n’era bisogno) la specificità del territorio e l’importanza dei servizi di prossimità come le poste. Una lunga corrispondenza che ha interessato anche il prefetto di Brescia. Purtroppo però le risposte ottenute sono sempre state evasive e se all’inizio sembravano davvero seguire l’evolversi dell’emergenza, negli ultimi mesi sono diventate insufficienti a spiegare la scelta. POCO IMPORTA SE lo sportello postale di Darfo è stato potenziato, se i cittadini della frazione hanno a disposizione anche lo sportello di Piamborno: per anziani e non automuniti gli spostamenti non sono di poco conto. In sintesi, ancora una volta da una parte c’è la logica del profitto di un’azienda che deve ottimizzare le risorse, dall’altra c’è come sempre un piccolo centro costretto a pagare non solo il decentramento, ma anche l’assenza di servizi essenziali. Se Poste italiane non ha mai comunicato ufficialmente la volontà di chiudere, l’amministrazione comunale, dopo aver giocato tutte le sue carte per far valere le ragioni del territorio, ha seri dubbi sulla possibilità di un finale diverso da quello che si sta profilando.

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