Exodus affronta il dopo-Mazzi «Seguiremo quella strada»

di Lino Febbrari
Don Antonio Mazzi ascolta i rappresentanti  delle comunità di Exodus riunite a SonicoDon Antonio Mazzi, 92 anni  il prossimo novembre
Don Antonio Mazzi ascolta i rappresentanti delle comunità di Exodus riunite a SonicoDon Antonio Mazzi, 92 anni il prossimo novembre
Don Antonio Mazzi ascolta i rappresentanti  delle comunità di Exodus riunite a SonicoDon Antonio Mazzi, 92 anni  il prossimo novembre
Don Antonio Mazzi ascolta i rappresentanti delle comunità di Exodus riunite a SonicoDon Antonio Mazzi, 92 anni il prossimo novembre

Cosa ne sarà di Exodus dopo don Mazzi? A questo interrogativo hanno cercato di dare una risposta i partecipanti al Capitolo annuale della realtà che raggruppa numerose comunità di recupero fondate dal sacerdote di origini veronesi, 92 il prossimo novembre, sparse in Italia e all’estero. Un appuntamento che a distanza di soli quattro anni è ritornato in alta Valle Camonica. Infatti, dopo Edolo nel settembre del 2017, che per un paio di giorni accolse centinaia di ragazzi, quest’anno l’incontro si è svolto al Convento di Garda di Sonico: una settantina di persone hanno partecipato alla discussione in presenza, mentre molte altre si sono collegate tramite internet. «Dal confronto e dal dibattito è emersa innanzi tutto la grande storia di don Antonio e la fiducia che lui nutre nei nostri confronti - racconta Fortunato Pogna mente della Casa di Enzino di Sonico - Lui prega tutti i giorni affinché questa sua semina sia produttiva per il futuro e il Capitolo ha voluto proprio affrontare in particolare questa tema. Io ritengo il nostro fondatore l’uomo degli abbracci, perché lui vuole che tra di noi regni sempre l’armonia, per far sì che Exodus possa proseguire la sua missione nel tempo, anche quando, speriamo il più tardi possibile, lui non sarà più tra noi a guidarci». Quale sarà il futuro di Exodus? «Don Antonio ci ha fatto questo esempio: se un contadino semina bene, il raccolto sarà buono. Noi tutti siamo convinti che lui abbia lavorato al meglio e perciò guardiamo con fiducia a un futuro luminoso. La nostra realtà è formata da persone capaci e affidabilissime e quanti vorranno portare avanti l’insegnamento del don non dovranno far altro che salire sul carro del bene e proseguire lungo la via tracciata». A metà anni ’90 a Mollo di Sonico, a fianco della statale del Tonale, in un grande fabbricato immerso nel verde nasceva la Casa di Enzino. Immaginava allora che la struttura sarebbe diventata una tra le più importanti della galassia delle Comunità Exodus? «Premetto che a quei tempi non sapevo neppure cos’era Exodus. Conoscevo don Antonio perché lo seguivo su Rai Uno a Domenica in - ricorda Pogna -. L’ho incontrato la prima volta in Calabria per gettare le basi della nostra comunità, e subito sono stato conquistato dal suo carisma e dalla sua testardaggine nel portare avanti il progetto malgrado tutte le difficoltà. In tutti questi anni ho sofferto tanto, ho ricevuto anche minacce e ho rischiato di finire in grossi guai, ma l’affetto e la costante vicinanza del don mi hanno spronato e sono davvero contento di quanto sono riuscito a fare grazie soprattutto ai miei collaboratori. Devo essere sincero: 25 anni fa non immaginavo proprio che questo lavoro mi avrebbe assorbito totalmente e che sarei arrivato a questo punto. Siamo partiti dal nulla e abbiamo creato una realtà della quale vado fiero». Lei è molto legato a don Antonio, più volte ha detto che lo ritiene un secondo padre. «È una persona davvero speciale, che mi ha cambiato la vita e quella della mia famiglia - conclude Pogna - Credo che ci siamo incrociati grazie alla provvidenza: è raro incrociare sul proprio cammino un uomo di tale levatura morale e spirituale».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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