Gli incrollabili
giganti verdi
diventano star

di Alessandro Romele
L’abete bianco sul   dosso delle Bratte ha resistito alla tempesta L’abete rosso in Val Palot si candida al club degli alberi monumentali
L’imponente  esemplare di faggio censito in località  Medelet
L’abete bianco sul dosso delle Bratte ha resistito alla tempesta L’abete rosso in Val Palot si candida al club degli alberi monumentali L’imponente esemplare di faggio censito in località Medelet
L’abete bianco sul   dosso delle Bratte ha resistito alla tempesta L’abete rosso in Val Palot si candida al club degli alberi monumentali
L’imponente  esemplare di faggio censito in località  Medelet
L’abete bianco sul dosso delle Bratte ha resistito alla tempesta L’abete rosso in Val Palot si candida al club degli alberi monumentali L’imponente esemplare di faggio censito in località Medelet

Come giganti immortali sono sopravvissuti stoicamente alle tempeste che hanno flagellato nell’ultimo anno i monti del Sebino. Ed ora si candidano a diventare un tesoro naturale da tutelare per decreto. Sono i nove gli alberi monumentali censiti dalla Polizia boschiva di Pisogne durante il sopralluogo promosso per verificare lo stato di salute del patrimonio boschivo messo a dura prova dalle ripetute ondate di maltempo. IL LORO ASPETTO richiama le maestose sequoie americane, gli ulivi millenari di alcune aree della Sardegna, oppure ancora la fitta vegetazione amazzonica ed i sempreverdi della Foresta Nera. In Italia il club esclusivo degli alberi monumentali supera le duemila unità e considerando l’altissimo numero di ettari di boscho presenti sulle montagne dello stivale, possono sembrare pochi. VERO È CHE, per essere dichiarato «monumentale» un albero deve avere determinate caratteristiche che variano da specie a specie: la storicità ad esempio, che lo lega ad un evento importante, oppure la grandezza, l’altezza, la circonferenza, la posizione, la forma naturale e l’età. Proprio in questi giorni, nei boschi di Pisogne, un gruppo composto da esponenti della Polizia boschiva e da tecnici specialisti della Regione Lombardia, stanno valutando ben nove esemplari presenti sul territorio. Si tratta di due castagni, cinque faggi e tre abeti, individuati dalla Guardia Boschiva Beppe Quetti, che nel 2015 ha avuto l’ok dall’esecutivo guidato all’epoca dal sindaco Diego Invernici di dare il via alla ricerca. «ABBIAMO inviato la documentazione alla Regione – spiega Bebbe Quetti – e dalle prime verifiche ed accertamenti, sembrerebbe che alcuni esemplari tra quelli proposti possano rientrare nella categoria degli alberi monumentali. Il passo successivo sarà quello dell’inserimento nell’albo nazionale curato e voluto dal ministero dell’Agricoltura: sarebbe un onore e una grande opportunità per il nostro comune». «Speriamo che tutto vada per il meglio – osserva invece Nicola Musati, assessore all’Ambiente - poichè confermerebbe la bellezza e la vocazione paesaggistica del nostro territorio. Siamo molto fortunati ad avere una grande quantità di boschi alle spalle del capoluogo: forniscono un bel motore all’economia turistica, sono percorsi quotidianamente da amanti della natura e delle escursioni: rappresentano un itinerario importante e certamente da valorizzare». Tra gli alberi notificati dalla Polizia boschiva, figurano ad esempio due faggi in località Medelèt con vista sui boschi della Valtrompia, l’intera struttura del Roccolo Gervasoni in località Passabocche, vera e propria architettura vegetale, i castagni della località Nisdrè: non si tratta di esemplari antichi, ma tutti superano i due secoli di vita. In provincia di Brescia, come si può leggere nell’elenco aggiornato sul sito web del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ve ne sono in tutto nove, distribuiti tra Cortefranca, Salò, Lonato e Toscolano Maderno – dove ce ne sono ben quattro, due cedri, un platano ed un castagno. Brescia insomma è uno scrigno di tesori «green». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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