Il buon cibo arriva a domicilio e crea un processo di inclusione

di Claudia Venturelli
La nutrizionista  Chiara InversiniLa Pia Fondazione di Valcamonica è coinvolta direttamente nel progetto buon cibo a domicilio
La nutrizionista Chiara InversiniLa Pia Fondazione di Valcamonica è coinvolta direttamente nel progetto buon cibo a domicilio
La nutrizionista  Chiara InversiniLa Pia Fondazione di Valcamonica è coinvolta direttamente nel progetto buon cibo a domicilio
La nutrizionista Chiara InversiniLa Pia Fondazione di Valcamonica è coinvolta direttamente nel progetto buon cibo a domicilio

Chiara Inversini coltivava il sogno che ha realizzato da tempo, da quando, per rispondere meglio alle esigenze dei suoi pazienti, aveva iniziato a immaginare un sistema che mettesse pace nel conflitto tra tempo a disposizione e cucina sana. C’è riuscita, otto anni dopo aver concepito il progetto, grazie al bando riservato alle start up innovative lanciato dal Comune di Malegno. Lo ha vinto, e i diecimila euro ottenuti le serviranno per far decollare l’operazione. Un’iniziativa che darà corpo alla sua convinzione: lei, 37 anni, medico nutrizionista e amante della buona cucina, assicura che è possibile mangiare bene, perdere peso ed essere felici. La dimostrazione di questo pensiero l’ha raccolta nella sua «Guida del tacchino»: «L’idea è che le persone che stanno seguendo una dieta possano accedere a un sito di e-commerce - spiega - attraverso il quale ordinare i pasti che desiderano consumare nella settimana. Sono gustosi, confezionati in atmosfera protetta così che si possano conservare più giorni, preparati con farine biologiche e alimenti di prima qualità». Il portale per consultare il menù e fare gli ordini sarà attivo da settembre e potrà essere utilizzato solo a partire da una prescrizione medica. «Naturalmente non intendevo creare un sito grazie al quale fare shopping di piatti salutari, ma piuttosto aiutare chi vuole mangiare bene ma spesso viene tradito dalla fretta - continua -. Il motto è “fatti del bene, fai del bene”. Fatti del bene perché mangiando sano stiamo meglio, ci sentiamo più in forze, si risolvono tutti i disturbi digestivi, si curano varie patologie e raggiungiamo i nostri obiettivi di benessere e forma. Fai del bene, prima di tutto alle persone che ci circondano». Sì, perché nell’operazione rientra con un ruolo fondamentale la Pia Fondazione di Valcamonica, che si occuperà del packaging dei pasti, mentre i ragazzi della cooperativa Il Sorriso si occuperanno del trasporto a domicilio delle porzioni. E poi «fai del bene anche all’ambiente», perché il progetto di Chiara prevede che si riducano al minimo gli sprechi: «Gli acquisti vengono fatti solo una volta che l’ordine è stato completato, perché le confezioni sono interamente riciclabili sistemandole nel contenitore per la carta usata e perchè la consegna settimanale consente di ridurre al minimo le emissioni legate al trasporto». Erano due le proposte di start up arrivate in Comune per il bando. Entrambe innovative. La scelta non è stata semplice, «ma - assicurano gli amministratori - se ci saranno i fondi siamo pronti a replicarlo». «Abbiamo utilizzato un fondo statale erogato per i comuni montani - aggiunge il vicesindaco Marco Sigala -. Per l’annualità 2020 avevamo a disposizione 37mila euro: ne abbiamo usati 27mila a ristoro delle attività che hanno sofferto le chiusure per la pandemia e altri 10mila per dare un segnale di ripresa e rilancio destinandoli a nuove idee imprenditoriali. Dovevano avere requisiti precisi come l’ecosostenibilità, far lavorare persone con fragilità sociale e valorizzare il territorio, e il progetto di Chiara li ricomprende tutti». Un progetto che senza aiuto non sarebbe partito: «Le spese di avvio sono importanti. Fare impresa in Valcamonica non è semplicissimo, si incontrano tante piccole realtà spaventate dall’idea di fare qualcosa di nuovo mentre quando ci si confronta con produttori distanti spesso ci si sente dire “siete una zona disagiata per i trasporti, dovete pagare qualcosa in più”». Eppure lei è convinta. «Fare impresa qui - chiude la nutrizionista - significa fare rete, creare indotto e far lavorare persone che rimangono in valle e valorizzano le nostre realtà».•.

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