Il caso Malonno: pene confermate in appello

di Paolo Cittadini
L’inchiesta che ha travolto il Comune di Malonno è iniziata a fine 2017
L’inchiesta che ha travolto il Comune di Malonno è iniziata a fine 2017
L’inchiesta che ha travolto il Comune di Malonno è iniziata a fine 2017
L’inchiesta che ha travolto il Comune di Malonno è iniziata a fine 2017

Il processo d’appello non ha riservato nessuna sorpresa, confermando ieri le condanne di primo grado a carico di alcuni dei protagonisti della grande parentesi camuna degli appalti «pilotati». In aula è finito nuovamente il «caso Malonno»; il coinvolgimento di pezzi importanti dell’ex amministrazione comunale in una vicenda non esattamente brillante. La Procura generale aveva rinunciato all’appello contro l’assoluzione dal reato di corruzione registrata nel processo di primo grado, e poi quasi tutte le difese hanno ritirato il loro di appello. Così, la decisione della corte ha ricalcato quella del gup che aveva giudicato gli imputati nel corso dell’udienza preliminare. A sigillare l’«accordo» tra le difese e la Procura generale il fatto che, a eccezione di uno degli imputati, tutti hanno risarcito le parti civili; che per questo motivo sono uscite dal processo. Immutata la pena a tre anni e quattro mesi inflitta all’ex sindaco Stefano Gelmi; confermati anche i due anni per l’imprenditore Remo Fona. Un anno e quattro le pene per gli altri imprenditori coinvolti: Giuseppina Lanzetti, Alberto Avanzini, Silvano Andreoli e Pierdomenico Mora. Confermata poi l’assoluzione per Morena Piloni, della Centrale unica di committenza dell’Unione dei Comuni. A questo punto, almeno per queste sette persone coinvolte scende il sipario sulla vicenda giudiziaria esplosa a cavallo tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. L’indagine della Procura di Brescia aveva fatto emergere un vero sistema per l’assegnazione degli appalti pubblici nel piccolo Comune della valle. Insieme ad altri funzionari e collaboratori, e in accordo con imprenditori della zona, Stefano Gelmi era riuscito a gestire il sistema locale degli appalti favorendo di volta in volta le imprese considerate amiche. Al vertice del meccanismo ci sarebbe stato proprio Gelmi, che prima di essere arrestato si era dimesso dalla carica di primo cittadino. NEL MIRINO degli inquirenti, nell’ambito delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani, sono finite opere come la riqualificazione del municipio (per oltre 400mila euro), i lavori nella biblioteca (per 450mila), vari interventi infrastrutturali e di viabilità (per altri 250mila). Al termine del processo di primo grado, il gup aveva fatto cadere l’accusa di corruzione tenendo in piedi solo quella di turbativa d’asta. Sei erano state le condanne, altrettanti i patteggiamenti e una l’assoluzione già durante l’udienza preliminare. Altri tre imputati avevano invece scelto di affrontare il dibattimento. •

Suggerimenti