Il Consiglio comunale di Darfo è «tornato a casa». Perché finalmente si sono conclusi quelli che dovevano essere solo lavori di imbiancatura. Invece si è proceduto a un vero restauro conservativo che ha richiesto più tempo e più soldi (25 mila euro totali); col consulto di Sovrintendenza e restauratori. Così però si è recuperata la storia dell’aula più alta dell’edificio che «torna a essere - commenta il presidente del Consiglio Riccardo Bonù che ha seguito da vicino i lavori - sede politica della città e luogo di confronto». A causa dei restauri, il Consiglio aveva traslocato nella sede dell’Ufficio tecnico per tre sedute. È passato un anno da quando, tolto l’ultimo strato di colore, il rosa, si è capito che c’era da approfondire: «È stata fatta un’operazione di valorizzazione attraverso un restauro conservativo - spiega il vicesindaco Attilio Cristini - che ha riportato alla luce la materia originaria e una configurazione inattesa perché sepolta da numerosi strati di pittura». Un’indagine stratigrafica ha permesso di risalire alla prima mano di calce, decorata con disegni e scritte a carboncino e un cornicione. Nulla di prezioso: l’edificio risale infatti agli anni ’30 del secolo scorso, ma oggi ha tutto un altro look. Colori originali, tratti della storia e nuova luce. «Sono state trovate tracce di disegni che hanno fatto ipotizzare una riconfigurazione con affreschi di tutta la sala. Sembrano risalire a un periodo dell’occupazione tedesca e probabilmente non si è riusciti a completare il lavoro perché ci sono stati la fine della guerra e il ritiro. Ma oggi ne conserviamo traccia». INTANTO, il Consiglio di mercoledì sera si è aperto con l’augurio che venga ritrovato anche il valore di questo luogo istituzionale. Quindi l’ordine del giorno: l’adesione al «Manifesto della comunicazione non ostile» appoggiata anche dalle minoranze, l’approvazione dei regolamenti per il mercato agricolo e la spesa in cascina e l’attuazione del Piano per il diritto allo studio. • © RIPRODUZIONE RISERVATA