Il Fai racconta la centrale da passerella

di L.RAN.
Visitatori davanti alla centrale «griffata» di Cedegolo
Visitatori davanti alla centrale «griffata» di Cedegolo
Visitatori davanti alla centrale «griffata» di Cedegolo
Visitatori davanti alla centrale «griffata» di Cedegolo

C’era anche Massimo Pianta, vicepresidente regionale del Fai, ad animare nel weekend, nella storica centrale idroelettrica di Cedegolo, le «Giornate Fai d’autunno» insieme alla capogruppo di Valcamonica Alessandra Giorgi e ai giovani volontari camuni. Sabato e domenica, la visita dell’impianto dell’Edison ha avuto un successo inatteso: una piccola folla ha dimostrato di apprezzare il tema probabilmente «nuovo» dell’archeologia industriale scoprendo letteralmente un capolavoro d’architettura produttiva progettato negli anni Cinquanta del Novecento da quel grande architetto che è stato Gio’ Ponti. Distribuite ovviamente in piccoli gruppi, circa 300 persone prenotate (oltre a quelle che sono arrivate spontaneamente in centrale) sono state accompagnati dai volontari del Fondo ambiente italiano su un itinerario che prevedeva il passaggio all’esterno dei grandi edifici, la visita della sala di controllo e un percorso in galleria nella montagna, fino alla sala macchine. Se ai giovani dell’associazione è toccato ovviamente raccontare la storia e l’architettura dell’impianto idroelettrico, i tecnici dell’Edison si sono messi a disposizione per fornire indicazioni tecniche e produttive. ALESSANDRA Giorgi è stata sorpresa dalla provenienza dei visitatori, nel 90% dei casi provenienti da aree esterne alla Valcamonica: ci sono stati arrivi da Brescia, Vicenza, Trento, Bergamo e Milano, ma si è vista anche una coppia di cittadini svizzeri, architetto lei, grande appassionata di Giò Ponti, fotografo lui; entrambi amici del Fai. Un commento delle due giornate in centrale? «Nonostante tutte le complicazioni legate alla pandemia - ha detto Giorgi -, e la necessità dell’assoluto rispetto delle norme, si è trattato di un’eccellente opportunità culturale dedicata alla conoscenza di una parte del nostro territorio. Un territorio che per tanti visitatori era rappresentativo solamente per via delle incisioni rupestri. Buona parte del merito va comunque ai volontari del Fai , al loro grande lavoro di preparazione e alla passione che mettono in queste iniziative». •

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