Il piccolo commercio
si arrende e Pisogne
diventa più «povero»

di Alessandro Romele
Le due titolari del negozio di Pisogne che sta per chiudereLa vetrina della storica rivendita di alimentari
Le due titolari del negozio di Pisogne che sta per chiudereLa vetrina della storica rivendita di alimentari
Le due titolari del negozio di Pisogne che sta per chiudereLa vetrina della storica rivendita di alimentari
Le due titolari del negozio di Pisogne che sta per chiudereLa vetrina della storica rivendita di alimentari

Gli ultimi giorni dell’anno sono buoni per fare bilanci e studiare prospettive; ma a volte, come nel caso che stiamo per raccontare, sono anche il traguardo non desiderato di esperienze importanti. Succede a Pisogne, dove un altro pezzo della storia non solo commerciale del paese se ne va impoverendo la comunità. A FINE ANNO, ovvero nella giornata di domani, le titolari dello storico negozio di alimentari «Al Torrazzo» abbasseranno per sempre la serranda che dà sulla via omonima, in pieno centro. E certamente non sarà un piacere. Carla Canobbio e Adelia Soardi, che insieme gestiscono questo negozio di prossimità da 36 anni, hanno preso una decisione sofferta: troppo elevate le spese da sostenere, troppo bassi i guadagni. «Lavoro qui dal 1957 - ricorda Carla, classe 1942 - e sarei andata avanti volentieri. Purtroppo non ci sono le condizioni per farlo. Per 62 anni abbiamo svolto il nostro lavoro onestamente creando rapporti importanti, diventando un punto di riferimento per tutti gli abitanti del centro di Pisogne». Fondata dalle Acli territoriali nell’immediato dopoguerra, la bottega era diventata una cooperativa di consumo nel 1952: Carla e Adelia l’hanno poi acquistata continuando l’avventura nel 2000. LA PEDONALE via Torrazzo, l’arteria che dalla piazza principale conduce nell’antico borgo di Collaela, era un tempo la principale area commerciale del paese: in poco più di cento metri trovavano posto una trentina di negozi. «C’erano almeno quattro fruttivendoli - continua il racconto di Carla - il panettiere, la magliaia, diversi bar, altri alimentari, la ferramenta. Insomma, era il cuore pulsante del commercio. Con l’avvento dei supermercati prima e del centro commerciale poi la situazione è diventata complicata per tutti. Ora, con le nuove leggi che invece di aiutarci ci affossano, siamo costretti a guardare in faccia la realtà». «È un vero peccato - commentano costernati i clienti - perchè qui ci si sente come a casa: i prezzi sono leggermente più alti della grande distribuzione, ma è comprensibile. C’è un altro clima, totalmente diverso da quello freddo e indifferente dei centri commerciali». «CI SIAMO SEMPRE messe al servizio di tutti, e la nostra disponibilità è sempre stata massima - chiude la signora Canobbio - preparando anche la spesa in negozio e portandola direttamente a domicilio alle famiglie. Nei tempi d’oro abbiamo organizzato tantissime gite e serate all’opera, organizzando i pullman per raggiungere Verona e gli spettacoli dell’Arena. Credo che nessuno ormai intenda investire in un’attività di questo tipo. Non è più tempo per i piccoli negozi - aggiunge con amarezza -, ma qualcosa si dovrebbe fare, per aiutare le botteghe almeno a sopravvivere. Invece - chiude - nessuna mano, ma solamente una serie di complicazioni burocratiche». Domani, per l’ultima volta, Adelia e Carla apriranno il loro negozio e saluteranno tutti con il sorriso sulle labbra: è stata comunque una bella avventura. •

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